Due ragazzi di Cl abusati a Falcade dal prete pedofilo

L’inchiesta su don Inzoli partì dall’esposto di un deputato «Grave che non sia stato fermato prima: la diocesi sapeva»
Di Gigi Sosso

FALCADE. Abusi sessuali su minori a Falcade: le indagini su don Mauro Inzoli erano partite dall’esposto del 2014 presentato alla procura di Cremona dal deputato di Sinistra italiana, Franco Bordo. Il 30 giugno il procuratore Roberto Di Martino ha aperto l’inchiesta sul leader carismatico di Comunione e Liberazione, oltre che fondatore del Banco alimentare, rettore del liceo Shakespeare e parroco della Santissima Trinità di Cremona, che si concluse con la richiesta di condanna in abbreviato a sei anni di reclusione e la condanna effettiva pronunciata dal gup Letizia Platè a quattro anni e nove mesi, oltre alla misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da minori.

La reazione di Bordo alla condanna per gli abusi sessuali su cinque ragazzi ciellini tra i 12 e i 16 anni che sono stati baciati, toccati e palpeggiati dal sacerdote, è tra il sollevato e lo sconcertato: «Sapere che con il mio esposto sono partite le indagini che hanno portato alla sentenza che condanna Inzoli e leggere che già dal 2001 i vertici della Diocesi cremasca erano informati dei fatti, desta non solo una profonda tristezza ma anche grande sconcerto e immensa rabbia», ha dichiarato alla Provincia di Cremona, «si poteva e si doveva fermare con largo anticipo e non è stato fatto. È gravissimo».

Sulla sentenza hanno pesato lo sconto previsto dal rito alternativo e il risarcimento danni di 25 mila euro a ciascuna delle cinque vittime. Due di queste hanno sofferto le violenze in un albergo di Falcade, dove trascorrevano le vacanze estive. Un episodio è del 21 settembre 2008 e configura il reato di violenza sessuale nei confronti di un 15enne del “Gruppo giovanile”. Don Inzoli l’aveva convocato nella sua camera, facendolo sedere sul letto di fianco, spogliandolo e toccandolo più volte, per non dire di tutto il resto. Ma il 30 giugno di due anni prima il direttore dell’istituto Canossiane di Lodi oltre che capo di Gioventù studentesca si era macchiato di violenza sessuale aggravata su un 13enne costretto a subire atti sessuali.

A sentire il sindaco Michele Costa, «in paese non c’è una colonia di quelle zone, a parte questo sono sconcertato».

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