«Don Fabio deve restare in Comelico. Ha un ruolo sociale per la comunità»
Appello dei cittadini al vescovo Marangoni contro lo spostamento nel Feltrino del parroco di Danta e San Nicolò. «Spero riveda la decisione»

«Faccio un appello, chiedendo spazio anche al vostro giornale, al vescovo Marangoni affinché riveda la sua decisione e confermi la permanenza di Don Fabio a svolgere la sua funzione pastorale e sociale in Comelico».
Remo Ianese si firma come un cittadino di San Nicolò e sostiene di rappresentare il pensiero di tanti suoi compaesani. Lui ha lavorato una vita in banca e ora è pensionato; ma è conosciuto anche per essere il nipote dello scomparso sindaco Giancarlo Ianese, di cui è stato anche stretto collaboratore per anni.
«Per me», ci dice, «la decisione del vescovo è inconcepibile. Dopo 14 anni di servizio nelle parrocchie di Danta e San Nicolò, il vescovo Renato Marangoni ha deciso d’ufficio di trasferire il parroco Don Fabio Fiori a Lamon, con atto unilaterale e inopportuno, senza interpellare preventivamente le due comunità ed i relativi Consigli pastorali. Dal lato ecclesiastico nulla da eccepire, simili situazioni sono abbastanza frequenti vista anche la carenza di parroci».
Ma allora cosa avete da eccepire?
«Il fatto che Don Fabio ha assunto nelle due parrocchie anche una veste sociale e, spinto pure dalla Diocesi, qualche anno fa si è reso promotore, seguendo il successivo iter, della costituzione della cooperativa di comunità “Alberi di mango” che da circa un lustro sta gestendo il bar ristorante negozio alimentari “Dolomiti” a Costa, ridando vita ad un paese fino ad allora quasi fantasma e senza punti di aggregazione e socialità; ha aperto a Danta un negozio-bazar e una biblioteca; e ultimamente ha seguito la prossima apertura a Valle di San Pietro di un negozio di vicinato con annesso laboratorio di produzione. Non va dimenticata poi l’organizzazione del Grest estivo a Cappella Tamai con oltre trecento ragazzi provenienti da tutto il Comelico. Un’iniziativa fondamentale perché, se si diventa amici da bambini, poi è più difficile litigare da adulti. Poi oltre alla decisione c’è il modo».
Ovvero?
«Mi lascia perplesso il metodo di comunicazione del trasferimento da parte del Vescovo, con una riunione improvvisa convocata a Danta (e perché non anche a San Nicolò?), durante la quale i partecipanti hanno rumorosamente contestato la decisione, riscontrando una netta chiusura al dibattito da parte di Monsignor Marangoni. Si parla frequentemente negli ambienti politici e religiosi di supporto alle terre alte ed emarginate, ma decisioni di questo tenore non favoriscono certo il comprensorio comelicese».
Cosa temete in concreto?
«Don Fabio, oltre ad essere un faro per la comunità, è anche l’anima della Cooperativa ed abbiamo il timore fondato che senza la sua presenza i progetti in corso avranno scarse possibilità di proseguimento e si paventa la prospettiva di una regressione nello sviluppo economico-sociale, soprattutto a Costa. È questo che si vuole?».
Cosa chiedete concretamente al Vescovo?
«Siamo consapevoli che una comunità di circa settecento persone ha scarso peso, ma le varie iniziative intraprese a sostegno di Don Fabio e i molti attestati di stima dovrebbero comunque fare meditare. Spero vivamente che il vescovo possa rivedere la sua posizione e lasciare don Fabio in Comelico».
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