Diga sul Vanoi, i dubbi della Coldiretti sul progetto

L’organizzazione si allinea sulle posizioni di Zaia: «Siano i tecnici a dire se si può fare o meno in totale sicurezza»

Francesco Dal Mas
Uno scorcio della valle del torrente Vanoi al centro del progetto per la realizzazione di una diga e di un bacino di accumulo di acqua
Uno scorcio della valle del torrente Vanoi al centro del progetto per la realizzazione di una diga e di un bacino di accumulo di acqua

La Coldiretti è una delle organizzazioni agricole che da più anni e con maggiore insistenza pone il tema dell’approvvigionamento idrico per la campagna agricola.

Ma rispetto alla diga del Vanoi coltiva dubbi e preoccupazioni, per cui condivide la necessità – come posta anche dal presidente della Regione Luca Zaia – che siano i tecnici a dire se si può realizzare o no. È chiara, comunque, la posizione di Coldiretti regionale.

«Non va mai dimenticato – si legge in una nota – il principio di sicurezza, tenuta idraulica e geologica del nostro territorio che è la conditio sine qua non per la vitalità e lo sviluppo dei nostri territori e che rende quindi condivisibile l’atteggiamento di prudenza manifestato dalla Regione Veneto».

Il Vajont resta sempre un monito. L’anno scorso, in occasione del 60° anniversario della tragedia. Coldiretti provinciale aveva commemorato, a Longarone, le vittime e aveva assunto chiari impegni per la tutela massima dell’ambiente.

Quell’impegno viene rilanciato dalla Coldiretti regionale, in occasione del Dibattito Pubblico promosso dal Consorzio di bonifica Brenta sul progetto presentato da 169 milioni di euro per realizzare il serbatoi da 20 milioni di metri cubi.

«La posizione di Coldiretti Veneto, notificata al Consorzio del Brenta già a fine 2023 con una lettera all’attenzione del presidente Sonza, non è mai cambiata sulla questione Vanoi – specificano dalla Direzione regionale del movimento –. Coldiretti per prima e da anni sostiene con convinzione l’importanza di realizzare dei bacini di accumulo come strumento al servizio dei cittadini e delle attività economiche per garantire in modo stabile le riserve idriche necessarie agli usi civili ed agricoli, affrontando cosi anche i cambiamenti climatici e le conseguenze sempre più impattanti sul settore agro-alimentare».

Ferme restando queste convinzioni, sul caso Vanoi, «riteniamo che vadano effettuati e completati – si dice chiaramente dal Regionale – tutti gli studi possibili sulla fattibilità dell’opera affidandosi agli esperti e ai dati tecnici sui quali saranno poi le istituzioni interessate ad esprimere il proprio parere ed eventualmente a valutare alternative per immagazzinare e rendere più efficiente l’uso della risorsa idrica».

Un tema, quello dell’irrigazione, che si pone per la verità anche nel Feltrino e nella Valbelluna, dove la siccità ha fatto danno gli anni scorsi per la carenza di reti idriche.

Detto questo però, la Coldiretti in sede locale non si è mai pronunciata a favore della diga, quanto piuttosto dell’urgenza dello sghiaiamento dei bacini esistenti, che potrebbero contenere più acqua tra i 7 e i 10 milioni (il solo lago del Corlo).

Adesso, dunque, anche Coldiretti Veneto manifesta le sue perplessità, almeno sul progetto specifico, rilanciando come imprescindibile «il principio di sicurezza, tenuta idraulica e geologica» del territorio.

Una posizione che peserà, anzi che ipotecherà il percorso futuro del progetto del Vanoi. Se Coldiretti non rivendica con determinazione questo obiettivo e se altre categorie economiche, compresa la Cia, pongono anch’esse dei seri interrogativi, alla fine chi davvero lo blinderà?

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