Da Venezia a Domegge per gestire l’Eremo dei Romiti

DOMEGGE. Ancora poche settimane d’attesa e poi inizierà la seconda vita dell’Eremo dei Romiti, “orfano” della famiglia De Bernardo che lo ha gestito per dieci anni. Toccherà ad Anna Mainardi raccoglierne le redini: una imprenditrice di origini veneziane con la grande passione per la montagna.
Una passione che l’ha portata a trasferirsi a Domegge per intraprendere una nuova avventura, che va oltre il semplice lavoro.
«Ho scoperto l’Eremo dei Romiti sul monte Froppa per pura casualità nel corso di una escursione con amici», racconta, «me ne sono innamorata subito e così, quando uno di quegli stessi amici che erano con me in escursione mi ha detto che il Comune di Domegge cercava un nuovo gestore, non ci ho pensato due volte ed ho subito inviato la domanda».
Per Anna Mainardi si tratta dell’ennesima sfida ad alta quota: vanta infatti un curriculum di tutto rispetto nella gestione di rifugi, iniziato nei primi anni 2000 proprio in Cadore, al rifugio Antelao (Pieve).
«Sono stata sette anni al rifugio Antelao, con il Cadore ho un rapporto molto intenso», prosegue la Mainardi, «in seguito poi sono stata quattro anni al rifugio Dal Piaz nel parco delle Dolomiti bellunesi prima di trasferirmi in Carnia. A suon di esperienza e lavoro sul campo, tra sacrifici e qualche inevitabile rinuncia, mi sono specializzata nel fare un po’ di tutto; una gestione a 360°, insomma, nella quale mi avvalgo della collaborazione di una sola persona. Sarà così anche all’Eremo dei Romiti che, una volta risolte le ultime pratiche burocratiche, conto di aprire al più tardi entro i primi dieci giorni di giugno».
A tal proposito Anna Mainardi ha già stilato un programma di iniziative che avrà il compito di allietare la visita all’Eremo, soprattutto di famiglie con bambini al seguito.
«Mi piace dare un tocco di creatività alla gestione di un rifugio di montagna, l’ho sempre fatto con ottimi riscontri. E’ importante a mio avviso offrire un servizio a tutto tondo ai turisti, per questo motivo ho pensato a tante cose comprese una serie di iniziative che avranno uno scopo benefico».
La passione per la montagna, coltivata in giovane età, ha spinto Anna Mainardi a trasformarla presto in un’attività imprenditoriale.
«Da veneziana, sento spesso il richiamo di casa; ma bastano pochi giorni e torna a farsi largo dentro me la voglia matta di montagna. E’ sempre stato così. La passione azzera le difficoltà che inevitabilmente si incontrano nella vita ad alta quota, a maggior ragione quando si decide di avventurarsi nella gestione di un rifugio. Si tratta di una sfida che mi entusiasma, ancora pochi giorni e poi mi trasferirò in pianta stabile nell’Eremo dove ho deciso di vivere oltre che lavorare. Questi sono giorni intensi ma anche un po’ strani. Devo ancora metabolizzare bene quello che sto per iniziare a fare. Ho bisogno di un po’ di tempo per capire bene tutti i meccanismi che si nascondono dietro una struttura ricettiva molto caratteristica come un eremo, probabilmente unica nel suo genere».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi