Contro il disagio giovanile cresce “rete delle famiglie”
Sono 24 i comuni che hanno aderito al progetto dell’azienda sanitaria che mira a sostenere i ragazzi e i nuclei genitoriali a rischio marginalizzazione

BELLUNO. Sono ormai oltre la metà (24 su 47) i comuni bellunesi che hanno deciso di aderire al progetto “Famiglie in rete” partito nel marzo 2016 e conclusosi nel giugno scorso.
Si tratta di un progetto che mira a prevenire il fenomeno della marginalità sociale, ispirandosi ai principi della sussidiarietà, tramite un sistema di prossimità. «Un progetto», spiega la curatrice del piano, Maria Arrigoni, «che è stato pensato per garantire un supporto alle famiglie in difficoltà e ai ragazzi che abitano in un territorio dove predomina la dispersione abitativa e dove la marginalità sociale più che altrove è legata all’isolamento abitativo, all’assenza di una rete familiare e alla riduzione delle reti relazionali significative per abbandono della montagna, elevato tasso di separazioni, elevato indice di vecchiaia, elevato disagio psichico e abuso di sostanze nonché diminuzione del reddito delle famiglie per la crisi economica».
Ad aderire sono stati all’inizio quattro comuni di fondovalle ma, un po’ alla volta, si sono aggiunti anche quelli di alta montagna e i 16 comuni agordini.
«Il percorso di coinvolgimento dei territori e delle famiglie è stato lento e impegnativo, anche per l’atteggiamento di diffidenza e di chiusura che caratterizza la popolazione montana», precisa Arrigoni, «e pertanto le accoglienze di ragazzi in casa sono state poche perché molte famiglie dimostrano, per ora, il bisogno di partecipare alla rete per instaurare relazioni e confrontarsi».
Il progetto prevede che la rete delle famiglie prenda in carico ragazzi provenienti da famiglie problematiche, evitando anche che questi giovani finiscano in strutture specializzate come le comunità educative che, con i loro costi elevati, sono in carico ai singoli comuni di residenza. Tramite la formazione di altre famiglie che diano la loro disponibilità, l’Usl intende promuovere il benessere della comunità facilitando così i rapporti con le famiglie fragili del territorio. «In questo modo si sperimentano forme alternative di sostegno alla crescita dei minori in situazioni di disagio e di sostegno alle famiglie fragili, riducendo il numero di giovani a rischio di marginalizzazione».
Importante nella realizzazione del progetto la presenza delle associazioni di volontariato a Belluno e nei tre comuni dell’Alpago, a Ponte nelle Alpi, delle parrocchie, delle scuole e delle amministrazioni comunali. «Soprattutto dei comuni agordini», ribadisce Arrigoni, «che hanno aderito nella primavera 2017 coinvolgendo anche l’azienda speciale».
Il progetto è costato oltre 72 mila euro di cui 50 mila a carico della Regione.
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