Contestata la perizia: si riprende a marzo

CALALZO. Battaglia sulla perizia. Mentre il processo ad Anna Grazia Peruz riprenderà il 19 marzo, con la sfilata dei testimoni della difesa, ieri non sono mancate le schermaglie tra l’avvocato...
Un'aula del tribunale di Belluno
Un'aula del tribunale di Belluno

CALALZO. Battaglia sulla perizia. Mentre il processo ad Anna Grazia Peruz riprenderà il 19 marzo, con la sfilata dei testimoni della difesa, ieri non sono mancate le schermaglie tra l’avvocato difensore della donna di Calalzo, Andrea Rui, e il dottor Vito Gallio. Il legale di fiducia dell’imputata di stalking, tentato incendio, violenza privata, lesioni e danneggiamento nei confronti del figlio Daniele Riz e della sua fidanzata Claudia Romeo ha contestato il metodo con cui è stata redatta la perizia psichiatrica: ovvero il solo utilizzo di documenti e una telefonata, visto che la donna non ha accettato di sottoporsi alla visita per via di problemi economici. I fatti risalgono agli ultimi mesi del 2010 e ai primi del 2011: si parla di chiamate sul telefonino, sms minacciosi , aggressioni verbali e fisiche, fuoco appiccato alla porta di casa dell’uomo e a dei sacchetti della spazzatura, fino al ritrovamento di una busta con dei denti e una ciocca di capelli, conficcata nell’ingresso dell’abitazione di Riz, al piano terra della stessa palazzina di Calalzo dove abitava anche la Peruz. Anche questo ha contribuito alla scelta di andare a dormire in albergo, insieme alle difficoltà di convivenza, per la musica a tutto volume e i colpi sul pavimento.

Riz ha gestito un bar un paese, prima di essere costretto a vendere l’attività, e gli è capitato di combattere con la madre - ora detenuta a Baldenich per minacce con un coltello - anche all’interno del locale, insieme ai clienti chiamati a testimoniare. Chiamate e messaggini sono stati illustrati dal brigadiere capo dei carabinieri Gianfranco Sattin, mentre a descrivere l’atteggiamento della donna è stato chiamato il sindaco Luca De Carlo, che ha confermato tutto.

Rui ha cercato di convincere Riz a ritirare la querela, ricevendo un rifiuto tanto garbato quanto fermo: «Sarei propenso a chiarire tutto con una pacca sulla spalla, ma ho alle spalle trent’anni di sofferenza e, quando mia madre beve, è capace di commettere dei reati. E’ un dovere da parte mia non ritirare niente, e lo faccio anche per la mia ragazza, che si è presa un pugno in faccia».

Peruz ha chiesto di poter dare una dichiarazione spontanea: «Non mi riconosco nella descrizione che è stata fatta di me. Non ho vergogna della mia persona e ho subito anch’io violenze psicologiche e fisiche per le quali ho presentato a mia volta una denuncia, che non si sa che fine abbia fatto». (g.s.)

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