Claudia Scarzanella, Confartigianato: «L’innovazione passa dai giovani»

Per la presidente di categoria la svolta sarà la riforma della legge quadro del settore: «Dobbiamo reinventare i lavori tradizionali e portarli a essere qualcosa di nuovo»

Stefano VietinaStefano Vietina

«Stiamo ridisegnando non solo il nostro futuro, ma anche quello dei territori in cui come artigiani rivestiamo un fondamentale ruolo sociale». Claudia Scarzanella, presidente di Confartigianato Imprese Belluno, è molto soddisfatta e non lo nasconde. D’altronde la trasparenza è una delle caratteristiche del suo carattere.

Pochi giorni – in Commissione Industria del Senato – via libera all’emendamento al Ddl annuale per le Piccole e medie imprese, passaggio decisivo verso la riforma della legge sull’artigianato. «Da tempo», sottolinea Scarzanella, «insistiamo sull’importanza del ruolo sociale, oltre che economico, dell’artigianato che vuol dire identità, tradizione, cultura, ma deve anche essere innovazione, tecnologia e futuro. Il via libera della delega al Governo per la riforma della legge quadro sull’artigianato certifica il riconoscimento della centralità del nostro settore nell’economia italiana, anche sul piano della coesione sociale e della tutela e sviluppo del territorio.

Insomma c’è bisogno di un cambiamento anche nel vostro settore?

«La sofferenza del nostro mondo, per l’invecchiamento delle imprese e le fatiche nei passaggi generazionali e nel reperimento di forze giovani, ci ha portato a lanciare l’allarme in ogni occasione. Ora dobbiamo essere contenti che il problema sia giunto ai massimi livelli. Spesso si lavora, si lavora, si lavora e non si vede mai un risultato. Ora, invece, abbiamo avuto la conferma concreta che la politica presta attenzione a un mondo che ne aveva bisogno, visto che si regge ancora su una legge di quaranta anni fa».

Gli impegni per un imprenditore sono tanti; perché allora dedicarsi anche all’associazione di categoria?

«Lavoro tanto perché mi piace. Lavorare mi gratifica, è un modo per esprimere me stessa, per crescere, per migliorarmi, per soddisfare la curiosità di sapere, che è innata, fin da quando passavo ore sui libri e mia madre mi guardava sconcertata e si spazientiva bonariamente; anche perché è stato proprio grazie a lei che la nostra casa è sempre stata piena di libri. A me piaceva scrivere ed ero affascinata dalle storie e dal pensiero di chi le aveva scritte, su come le aveva pensate e impostate. Vedevo la capacità di esprimere il proprio talento, che si traduce poi proprio nell’artigianato».

E si riesce a tenere tutto insieme? Famiglia, azienda, associazione?

«Il mio motto è: più cose, in meno tempo e fatte meglio. Sembra un paradosso, ma non lo è. Invito tutti a provarlo, sarà una bella sorpresa. Poi è chiaro che bisogna darsi degli obiettivi chiari e concreti e perseguirli con costanza. E anche avere una squadra di collaboratori scelti bene, che è fondamentale per raggiungere risultati».

Dunque vediamo, prima presidente donna di Confartigianato Belluno, eletta nel 2017.

«Sì e poi confermata due volte. In precedenza ero stata vicepresidente dei giovani Under 40 anni, e sono anche vicepresidente regionale».

E come gestisce il suo tempo?

«50% all’azienda, 50% all’associazione, solitamente. Ho una certa capacità di organizzazione e questo è un grande vantaggio».

Su cosa punta Confartigianato a Belluno?

«Anzitutto dobbiamo sensibilizzare i giovani sul fatto che l’artigianato è un’opportunità. Negli ultimi anni si nota un abbandono dei lavori manuali visti quasi come di serie B, perciò stiamo cercando di mostrare come l’artigianato sia invece anche innovazione e come possa diventare interessante per i giovani, che hanno la possibilità di reinventare lavori tradizionali e portarli a essere qualcosa di nuovo. Purtroppo spesso questa consapevolezza manca e per questo presenteremo un progetto nelle scuole che va in questa direzione. Se c’è qualcosa su cui possiamo competere con la grande industria è, infatti, il racconto di un’azienda dove sei valorizzato perché l’imprenditore ti conosce, sa cosa ti piace fare e ti aiuta a crescere. Inoltre dobbiamo imparare a fare squadra e costruire progettualità per il futuro, superando resistenze e campanilismi ormai anacronistici».

Classe 1980, dopo il liceo socio psico pedagogico a Belluno, si è iscritta alla facoltà di Sociologia dell’Università di Trento.

«Ma a 24 anni ho avuto mio figlio Simone e non sono riuscita a laurearmi, pur avendo sostenuto tutti gli esami. Era però un obiettivo molto importante, la laurea, tanto che l’ho conseguita nel 2021, “sfruttando” i mesi del Covid e studiando tutti i week end. Titolo della tesi “Il valore delle foreste. Opportunità per le comunità di montagna dopo Vaia”.

E qui veniamo alla sua attività di imprenditrice.

«Sì, sono la legale rappresentante della Segheria Traiber in Val di Zoldo, attiva da un secolo e mezzo avendo sempre puntato sulla tutela di un albero tipico delle nostre valli come il larice. Abbiamo voluto creare una filiera corta con le realtà del territorio che coinvolga l’intero ciclo produttivo. Acquistiamo il legno in zona, anche dai privati, lo lavoriamo e abbiamo una clientela sostanzialmente veneta. Ogni nostra lavorazione», aggiunge, «rappresenta un pezzo di questa valle, che cerchiamo di valorizzare con una filiera a chilometro zero, promuovendo percorsi turistici ed eventi per valorizzare la bellezza della natura e dei nostri borghi».

Un settore travagliato, fra Vaia e bostrico.

«Sì, i problemi sono tanti, ma sono tante anche le opportunità: il legno si sposa bene, infatti, con le attuali esigenze del nostro mondo, che sono la sostenibilità, il km zero, la filiera corta, i crediti di carbonio, il turismo. Quindi il legno è anche futuro, se si studiano i nuovi prodotti e i nuovi mercati. Tutto è in evoluzione, ad iniziare proprio dal legno massiccio, quello che utilizziamo noi, che muta con il variare del clima e quindi delle foreste e dei boschi. E noi puntiamo molto sulla qualità».

Ovvero?

«I prodotti della Traiber garantiscono la qualità del legname e della gestione sostenibile dei boschi di provenienza. Una scelta etica, e non esclusivamente economica, che porta vitalità nelle valli di montagna, come qui a Zoldo».

La formazione è sempre più importante nel vostro settore...

«La formazione rappresenta senza dubbio il nostro futuro di artigiani, perché è la chiave che può permetterci di valorizzare la nostra storia e le nostre capacità professionali in un mondo che cambia e che richiede innovazione. Così quando mi invitano a un convegno preferisco, se ne ho la possibilità, partecipare a tutti i lavori, non solo portare un saluto. Dunque predico formazione, come una delle leve fondamentali per guardare al futuro, e la pratico anche concretamente, senza fatica. Quando si parla di imprenditori e imprese, di professionalità, esperienze e storie bellissime, mi piace proprio esserci». —

 

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