Chiusura dei passi: operatori infuriati

LIVINALLONGO. Titolari d’albergo e ristoranti sul piede di guerra, con i gestori dei rifugi dei passi dolomitici. Sono pronti a ricorrere addirittura alla Corte europea dei diritti dell’uomo per difendere "il diritto alla mobilità" che, secondo loro, verrebbe conculcato dalle Province di Bolzano, Belluno e Trento qualora decidessero, su suggerimento della Fondazione Dolomiti Unesco, di sospendere il traffico per alcune ore del giorno nel pieno della stagione turistica.
Torna dunque a mobilitarsi il Comitato per la salvaguardia dei passi (ben 79 imprese con 623 addetti) che ha in Osvaldo Finazzer il suo presidente e come vice c’è l’ampezzano Stefano Illing. Finazzer conduce una storica attività commerciale sul Pordoi.
Puntualizza che se il provvedimento delle Province si limitasse ad interrompere il flusso di auto e pullman anche soltanto dalle 11 alle 14.30, come da indiscrezioni, nei giorni estivi più frequentati, «numerosi di noi operatori, io per primo, saremmo costretti a chiudere» e se accadesse questa "disgrazia" i valichi, oggi gestiti per tanti servizi dai residenti, sarebbero abbandonati al loro destino. Albergatori, ristoratori, rifugisti non sono stati contattati da nessun rappresentante di Province e Fondazione Unesco, nemmeno a margine dei recenti rilievi sul traffico che hanno accertato, attraverso l’Eurac, un movimento sui passi di un milione e 200 mila veicoli l’anno, contro un milione e 800 mila in transito al Brennero. Secondo lo stesso studio, 8 turisti su 10 si lamenterebbero di troppo rumore, eccessivo traffico, smog. «Noi che sui passi viviamo, non sappiamo nulla di questi dati, non abbiamo riscontri di alcuna rilevazione. So, però» aggiunge Finazzer «che possono stare sulle dita di una mano i giorni in cui le auto occupano i piazzali dei nostri esercizi e magari sono parcheggiate fino a 2 km lungo le strade. Ma per 360 giorni l’anno, abbiamo il deserto, presenze limitatissime».
In questi giorni di vacanza/ponte per l’Ascensione e la Pentecoste, numerosi sono i motociclisti di area tedesca, numerosi dei quali arrivano anche dai paesi nordici. «Dovremmo forse rimandarli indietro perché fanno troppo rumore? Sono la nostra vita».
Secondo Finazzer, fra l’altro, la prospettiva di eventuali limitazioni al traffico registrerebbe pesanti ricadute anche sui valichi non coinvolti dal fermo-auto. Se non si può salire su Pordoi, Sella, Gardena, Campolongo, anche solo per alcune ore di giorno, difficilmente il turista viaggiatore prenderebbe l’auto per affrontare soltanto Falzarego, Giau, Fedaia, Pellegrino. Lo stesso turista abbandonerebbe, nell’eventualità, queste valli, con grave danno per l’economia del territorio. Da qui la solidarietà che il suo Comitato ha ricevuto dai sindaci di Canazei e Livinallongo (per citarne solo due), ma anche da consorzi turistici delle valli vicine, impiantisti e in particolare da DolomitiSuperski. Anzi, i presidenti degli impianti a fune proprio ieri sera si sono riuniti per affrontare tutta una serie di problemi di loro interesse ed hanno approfondito anche quest’argomento, solidarizzando con albergatori e ristoratori. In Val Gardena ieri pomeriggio il “Gruppo di Studio per la Val Gardena” si riunito ed ha discusso l’argomento, rilevando l’opportunità di coinvolgere le valli limitrofe. Il Comitato fa appello, attraverso Finazzer, alle Province coinvolte perché "trovino la cortesia" di rapportarsi con residenti e imprese prima di ogni decisione.
Francesco Dal Mas
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi