Centro storico in lutto per Ennio Ferrarese: era l’oste del Mazzini

È morto dopo una malattia lunga 18 mesi, domani i funerali Nel 1995 aveva aperto l’enoteca assieme a Mario Zubiolo
Di Francesco Saltini

BELLUNO. Era un’istituzione del centro storico di Belluno. Un oste vecchia maniera, quello che si siede al tavolo con i clienti per scambiare quattro chiacchiere. Ennio Ferrarese, nato 80 anni fa a Carpenedo nel Veneziano, era il gestore dell’enoteca Mazzini assieme a Giovanni Zubiolo. Nel 1995 aveva intrapreso questa avventura con l’amico Mario - papà di Giovanni - anch’egli originario della provincia di Venezia. È morto mercoledì sera, dopo che negli ultimi 18 mesi la malattia lo aveva costretto a continui ricoveri tra gli ospedali di Belluno e Treviso.

“Come sta Ennio?”: era la domanda che quotidianamente i clienti del Mazzini ponevano a Giovanni Zubiolo. Lui allargava le braccia e non rispondeva, ma si leggeva chiara l’emozione nei suoi occhi. «Per me era un secondo papà», ricorda Giovanni, «da vent’anni vivevamo fianco a fianco 18 ore al giorno. Ennio stava bene con tutti, dal giovane al vecchio, era socievole. Mi mancherà tantissimo e mancherà ai nostri clienti, i suoi amici. Erano tantissimi quelli che chiedevano notizie di lui».

Ennio e Mario Zubiolo erano il Mazzini. Dopo aver lavorato nel campo delle calzature nei suoi anni veneziani, negli anni Settanta si trasferisce a Belluno, dove gestisce per anni la “Gbc”, un negozio di elettronica e di componenti elettronici, al fianco del bar Mendoza. Poi ecco gli otto anni vissuti in Germania, dove lavora nella gelateria e nella pizzeria di un amico. Nel marzo 1995 la decisione che cambia la vita di Ferrarese: assieme a Zubiolo apre l’enoteca Mazzini, un locale che con gli anni diventa uno dei simboli del centro storico bellunese.

Un’accoppiata vincente: Mario dietro il bancone a mescere vino e a intrattenere i clienti, Ennio a lavorare tra i fornelli con gli immancabili occhiali da sole. Sempre elegantissimo, nonostante il suo ruolo di “chef”.

Ferrarese era un oste all’antica. Adorava il suo locale, viziava i clienti più affezionati, che chiamava in cucina ad ammirare i pentoloni pieni di cibo. La pasta e fagioli e i fagioli con le salsicce i suoi cavalli di battaglia, ma indimenticabili sono anche gli ossobuchi in umido e gli stinchi al forno. Ennio sapeva essere di compagnia e riservato al tempo stesso, ma anche scontroso, soprattutto con chi, approfittando del fatto di aver bevuto un bicchiere di troppo, si comportava in maniera poco garbata.

«Conoscevo Ennio da tantissimi anni», ricorda Mario Simionato, proprietario della Taverna e presidente del Consorzio Centro storico. «Veniva a trovare mio papà fin da quando gestiva l’albergo Posta a Cesiomaggiore e il ristorante Dai Dam. Da sempre socio del consorzio, aveva creduto e appoggiato il nostro sforzo per rivitalizzare il centro. Cosa dire? Era una persona gentile e gradevole, con il suo inconfondibile accento veneziano».

Carlo Conz, oltre a essere un collega, era uno dei migliori amici di Ferrarese: «Ennio aveva sbagliato mestiere, avrebbe dovuto fare l’attore, perché aveva un dono naturale: la simpatia. Ne inventava sempre una, quante ne abbiamo combinate assieme».

Ennio Ferrarese lascia la moglie Resi, i figli Fabio, Anna e Andrea e i nipoti. I funerali si svolgeranno domani alle 14.45 nella chiesa di Cavarzano.

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