Caso Ascon, ecco le accuse agli indagati

di Marco Filippi
CESIOMAGGIORE
Le opere costruite prima dalla Merotto e poi dall’Ascon, nel sito in riva al Piave di Busche, “sono state realizzate in violazione di un vincolo di inedificabilità assoluta” in quanto si tratta di “zona golenale fluviale”. Inoltre, il vincolo di inedificabilità rende “palesemente illegittimi i permessi di costruire rilasciati dal Comune. La loro formale presenza, pertanto, non vale ad escludere la configurabilità del reato”. Infine, la platea di cemento armato sul quale sorge il nuovo impianto è stata costruita senza le autorizzazioni del Genio Civile, in quanto sorge su una “zona sismica”.
Sono queste le conclusioni del giudice delle indagini preliminari Aldo Giancotti, con le quali ha motivato il sequestro del sito Ascon di Busche. Dunque, sono in particolare due le contestazioni che la procura della Repubblica di Belluno, coordinata dal pubblico ministero Antonio Bianco, ha formalizzato nei confronti dei quattro indagati Klaus Schillkowski, presidente del consiglio d’amministrazione dell’Ascon, Marco Merotto, della Merotto spa, ed i progettisti delle opere Gian Renato Piolo e Gianni De Nardin. La prima è quella di avere edificato impianti destinati ad attività industriali e produttive, in zona sottoposta a vincolo di inedificabilità assoluta. A Schillkowski, Piolo e De Nardin di aver avviato il nuovo impianto senza l’autorizzazione del Genio Civile, essendo quella del sito Ascon zona “sismica”.
Il nocciolo della questione sta, dunque, a monte. Come rileva il gip Giancotti “la copiosa documentazione acquisita nel corso delle indagini consente di rilevare come nelle richieste delle due società, l’area su cui sono stati effettuati i lavori viene classificata quale zona agricola “E2” (di pregio)”. In realtà, prosegue il gip, questa classificazione “risulta clamorosamente errata”. Essendo, invece, un’area golenale, non vi dovrebbe sorgere alcuna costruzione. Gli stessi tecnici del Comune di Cesiomaggiore, sentiti come testimoni nel corso dell’inchiesta, hanno riferito che effettivamente “nelle richieste presentate dall’Ascon srl per il rilascio del permesso di costruire è stata erroneamente indicata l’area come zona agricola E2 anziché come zona di vincolo fluviale”.
Nel frattempo, ieri mattina, il tribunale del Riesame di Belluno, coi giudici Sergio Trentanovi, Antonella Coniglio ed Elisabetta Scolozzi, s’è riunito per decidere se mantenere i sigilli sull’impianto produttivo di Busche o accogliere l’istanza di dissequestro presentata dai legali dell’azienda che produce cemento ed asfalti bituminosi. I giudici, al termine dell’udienza, alla quale ha partecipato anche il pubblico ministero Antonio Bianco, titolare dell’inchiesta, si sono riservati la decisione. Già a partire da oggi, i giudici potrebbero sciogliere la riserva.
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