Carrer: «Il Cai è contro l’eliturismo»

Dopo le accuse di Mountain Wilderness, la replica e lo stupore del presidente regionale del Club Alpino
Di Francesco Dal Mas
F.GAVAGNIN CANDIDTI CONSILIERI LA TUA MEOLO 2004 FRANCESCO CARRER ALLA C/A DOTT. AGOSTINI RIP. GAVAGNIN LA TUA MEOLO 2004 FOTO CONSILIERI
F.GAVAGNIN CANDIDTI CONSILIERI LA TUA MEOLO 2004 FRANCESCO CARRER ALLA C/A DOTT. AGOSTINI RIP. GAVAGNIN LA TUA MEOLO 2004 FOTO CONSILIERI

AGORDINO. Il Club Alpino Italiano non accetta di essere posto sul banco degli imputati per l’eliski o l’eliturismo sulle Dolomiti, e quindi, tanto meno, di essere inserito nel libro nero da inviare all’Unesco. Francesco Carrer, presidente regionale del Cai, lo dice chiaro e tondo rispondendo alle accuse dell’associazione ambientalista “Mountain Wilderness”. Accuse ritenute gratuite, infondate, per aspetti infamanti, che nel mondo degli alpinisti suscitano tanto più amara sorpresa perché inattese da un’organizzazione con la quale il Cai ha sempre dialogato e spesso collaborato.

«Il Cai nazionale, e il Cai Veneto nello specifico, non hanno mai sostenuto la diffusione di questa pratica – puntualizza Carrer - L’azione di tutela dell’ambiente montano è racchiusa nel recente Bidecalogo, votato nell’ultima assemblea dei delegati a Torino, lo scorso maggio. Il Cai Veneto non ha mai dato alcun sostegno alle attività di eliski sull’Antelao. Il Cai, come il Soccorso Alpino, non è stato coinvolto dalla richiesta, né è stato chiamato ad esprimere un parere nel merito della richiesta».

Il Cai si sofferma, nella replica a Mountain Wilderness, su alcuni casi specifici. Per quanto riguarda i voli al rifugio Tissi, ai piedi del Civetta, questi – para il colpo il Cai - si sono svolti in un’unica giornata, in un ambito ristretto, in occasione dei 50 anni del Rifugio.

«Da che mondo è mondo (anche se ai tempi del nostro fondatore Quintino Sella non c’erano ancora i velivoli) per dette manifestazioni, da segnare annualmente sulle dita di una mano, sono sempre stati usati gli elicotteri - col dovuto buon senso - per il trasporto sul luogo dell’evento di alpinisti anziani, di disabili e per le autorità istituzionali» precisa Carrer. Che aggiunge: «Proprio nel rispetto dei nostri regolamenti e documenti programmatici vengono invitate le Sezioni a stigmatizzare, e non solo, i gestori dei rifugi che utilizzano i voli per aspetti ludici».

Per quanto riguarda i voli estivi in Centro Cadore, Carrer fa sapere di essere già intervenuto per sollecitare i gestori di rifugi ad astenersi da questa pratica. E le accuse, in tal senso, rivolte dagli ambientalisti ai Comuni? «Sono eccessivamente generiche: è vero che “alcune” di queste concedono con facilità permessi e autorizzazioni ma ciò avviene anzitutto a fronte di pressioni e di richieste legittimate dal vuoto legislativo (nazionale e regionale) in materia, come del resto si verifica per le motoslitte e per tutti i mezzi meccanici estivi e invernali usati da privati in maniera non sempre autorizzata ed appropriata. Per contro, altre amministrazioni locali seguono addirittura una linea politica di gestione del territorio assai vicino ai presupposti che caratterizzano le nostre aspettative e le nostre azioni di rispetto e di difesa».

Al Cai non piace neppure il giudizio sulle guide alpine, perché anch’esso: «Ci sembra francamente troppo generico». Spiega Carrer: è vero che molte di queste figure intendono la loro professionalità in maniera non coerente con i nostri intendimenti, ma una parte dei professionisti della montagna vivono la loro attività e l’ambiente in cui si esplicita con un’etica del rispetto non distante da quella del CAI o di MW. Il Cai Veneto dice poi di condividere la preoccupazione di Mountain Wilderness perché le Dolomiti si stanno trasformando in una Disneyland d’alta quota.

«Ben venga quindi la stigmatizzazione promessa da MW di tutte le criticità rilevate, ma – precisa Carrer - non possiamo dimenticare che un’efficace azione di tutela dell’ambiente montano non sarà mai possibile senza la partecipazione attiva della popolazione montana, e non montanara che in montagna, appunto, vive».

Il Cai concorda, in ogni caso, con MW, sul fatto che la conquista del marchio di qualità Unesco ad oggi non ha ancora dispiegato le sue potenzialità, anzi al contrario: «Ha generato aspettative non realistiche, fraintendimenti e piccole speculazioni di bottega. E’ ora invece – secondo Carrer - di unire le nostre forze con le amministrazioni locali e le categorie professionali ed economiche, mettendo da parte tanto le polemiche quanto le imposizioni, per portare avanti efficaci iniziative in grado di assicurare un futuro non tanto alle montagne ma a chi vive in montagna».

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