Caposala di Belluno minacciata puntandole un bisturi, condannata la Oss

Bisturi puntato contro la caposala. Condannata un’operatrice socio sanitaria dell’ospedale San Martino di Belluno. Alla fine delle indagini, la Procura della Repubblica aveva contestato a Patrizia Zanco il reato di resistenza a pubblico ufficiale, ma una volta in tribunale il giudice Federico Montalto l’ha derubricato in quello di minaccia aggravata. Il pubblico ministero Sandra Rossi aveva chiesto una condanna a sei mesi di reclusione, mentre per il difensore di fiducia Giuseppe Triolo non c’era prova che i fatti si fossero svolti così e ci poteva stare una sentenza di assoluzione, magari anche con la formula dubitativa. Il Tribunale ha dato ragione alla pubblica accusa, scegliendo però la pena pecuniaria di 300 euro.
Il delitto si sarebbe consumato il 29 luglio 2020 e il retroscena è stato ricostruito dalla polizia giudiziaria, che ha lavorato su delega della magistratura. L’infermiera coordinatrice del reparto di Oculistica aveva più volte chiesto alla Oss di pulire le stanze della cucina del reparto, ma non era stata per niente ascoltata. Ci sarebbero stati anche diversi richiami, ma tutto inutile, fino a quando Zanco avrebbe impugnato un bisturi, mostrandolo all’infermiere con intenzioni evidentemente intimidatorie e accompagnando il gesto con una frase tipo «guarda che non sei tanto amata dai colleghi, tanto è vero che quello di sotto mi ha dato questo».
Quello di sotto sarebbe un infermiere conosciuto a entrambe, che non risulta sottoposto ad alcun procedimento. La caposala è un’incaricata di pubblico servizio, ecco perché in prima battuta si era pensato alla resistenza a pubblico ufficiale. Poi il reato è stato meglio qualificato e punito con una multa. Non c’era stata costituzione di parte civile dell’infermiera, alla quale non interessava un risarcimento danni, ma soltanto la condanna dell’imputata.
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