Briglia del Vajont Ancora ritardato l’avvio dei lavori

ERTO E CASSO
Nell’ottobre del 2018 qualcuno parlò di una sorta di “maledizione” tale da impedire ogni intervento di manutenzione: a distanza di quasi tre anni, la briglia di scarico del torrente Vajont resta a rischio ostruzione a causa dei troppi inerti. Nell’agosto di tre anni fa la società “Enel green power” effettuò dei sopralluoghi nel greto dell’omonimo torrente. In tempi brevissimi l’ex colosso nazionale per l’elettricità progettò un sistema di bonifica della conduttura di scarico, congestionata dalla ghiaia accumulatasi nei decenni.
A metà ottobre ci fu l’annuncio dell’imminente decollo dei lavori, ma quel cantiere non è mai partito: di lì a qualche ora sulla valle iniziò a imperversare il maltempo, sfociato poi nella terribile tempesta Vaia.
L’eccezionale fenomeno meteo scaricò sul bacino di Erto e Casso una nuova imponente colata di pietrame, andando ad aggravare la situazione di degrado ambientale. Dopo Vaia, l’Enel ha messo mano al sito e ha provveduto ad una manutenzione di massima della briglia ma non ha disposto alcun piano di intervento che risolva una volta per tutte la problematica dello sfiatatoio.
Dopo il disastro del 9 ottobre 1963, la frana del monte Toc tagliò in due la Val Vajont. Da allora l’acqua del lago viene fatta defluire sul Piave e sul Cimoliana da due tubazioni. Uno dei by pass presenta problemi di dissesto idrogeologico.
«Immagino che a breve si debba riprendere in mano il discorso rimasto in sospeso dopo l’uragano di Ognissanti», ha detto il sindaco Fernando Carrara, «dobbiamo valutare anche le modalità di gestione del patrimonio boschivo presente sulle rive. Va infine rivista l’accessibilità alle sponde stesse. Siamo a disposizione per un tavolo di confronto ad ampio respiro che tenga conto di tutte le criticità del territorio direttamente legate alla presenza del bacino, frane e smottamenti compresi».
Lo studio disposto dagli ingegneri dell’Enel prevede due fasi, la prima già ultimata e destinata a scongiurare eventuali urgenze (le condutture servono a mantenere stabile il livello dello specchio d’acqua che non ha sbocchi naturali a causa dei detriti della sciagura).
La seconda tranche di opere si rivela più articolata e punta al riutilizzo e alla conversione dei manufatti idraulici realizzati tra gli anni Cinquanta e Settanta in occasione della costruzione della diga. —
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