Bimbo maltrattato? Caduto dal divano

Nel processo per lesioni alla mamma, sono stati sentiti il padre e lo zio che smentiscono la diagnosi di «bambino scosso»
Di Gigi Sosso
Belluno, 9 marzo 2010. L'ex Comandante dei vigili urbani Danilo Salmaso si rpesenta in tribunale per il processo a suo carico per omissione in atti. - L'ex comandante dei vigili urbani di Belluno Salmaso mentre entra in tribunale
Belluno, 9 marzo 2010. L'ex Comandante dei vigili urbani Danilo Salmaso si rpesenta in tribunale per il processo a suo carico per omissione in atti. - L'ex comandante dei vigili urbani di Belluno Salmaso mentre entra in tribunale

CADORE. Caduto dal divano, dicono i familiari. Scosso con violenza dalla mamma, sostiene la procura. Due tesi opposte per spiegare cosa è accaduto ad un bambino del Cadore, che adesso sta bene, ma quando aveva appena 17 mesi era stato ricoverato prima all’ospedale di Pieve, poi in quello di Belluno, infine a Treviso. A Ca’ Foncello i medici gli avevano diagnosticato la sindrome del bambino scosso, interessando il Tribunale dei Minori di Venezia per «ematoma intracranico sottodurale acuto, emorragie retiniche bilaterali ed estesa falda di ematoma subdurale spinale», tutto questo con una prognosi superiore ai 40 giorni: il piccolo è stato anche in un centro di Vittorio Veneto, prima di tornare a casa.

La donna è a processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate, ma nell’udienza di ieri il marito e il cognato hanno raccontato di una semplice caduta da un divano alto una cinquantina di centimetri, mentre lei era in bagno. Quanto al medico cadorino, ha dichiarato che le condizioni del bimbo erano compatibili con una caduta.

Il padre ha raccontato al giudice Elisabetta Scolozzi e al pubblico ministero Simone Marcon che il figlio era caduto un paio di volte, prima di quella incriminata: una dal letto e l’altra da un seggiolino, al mare. Ma quel 18 febbraio del 2013, mentre sta conversando con un rappresentante nel suo laboratorio al piano terra, sente delle grida d’aiuto della moglie da sopra, accompagnate da un allarmato «è morto, è morto». Il bambino ha perso conoscenza e solo lungo il tragitto verso l’ospedale di Pieve comincerà ad aprire gli occhi e a muovere i piedi e si sveglierà più tardi con un ago nel braccio. A Belluno, i medici lo sottoporranno a una tac, che evidenzierà un ematoma intracerebrale, là dove ha battuto la testa. Trasferito a Treviso, una ventina di giorni dopo la madre viene quasi invitata a confessare, perché i sintomi sono quelli della shaken baby syndrome. Eppure il bambino sta già giocando con il triciclo. Capita che batta la testa sul vetro della finestra, quando vorrebbe uscire, ma non c’è altro che possa far pensare a qualcuno che l’abbia scosso.

La procura pensa che la donna abbia avuto degli scatti d’ira così forti e incontrollati da arrivare a maltrattarlo in quel modo, ma il difensore Anna Casciarri ha fatto a tutti delle domande sul temperamento della sua assistita, ricevendo sempre risposte rassicuranti. Saranno decisivi i periti, nel frattempo la prossima udienza è fissata per il 10 maggio.

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