Belluno, nasce la Fondazione Welfare contro i disagi del territorio

Il vecchio fondo provinciale si trasforma e viene strutturato in modo più solido. La presidente De Biasi: «Ci occuperemo di spopolamento, povertà, denatalità»
Paola Dall’anese
Il gruppo dei soci fondatori della Fondazione welfare Belluno Dolomiti
Il gruppo dei soci fondatori della Fondazione welfare Belluno Dolomiti

È nata la Fondazione Welfare Dolomiti Belluno - ente filantropico Ets (ente del terzo settore). Gli undici soci fondatori (Appia, Confartigianato, Confindustria, Cgil, Cisl, Uil, Spi Cgil, Confcommercio, Confagricoltura, Diocesi, Comitato d’intesa) hanno firmato davanti al notaio la costituzione del nuovo organismo che avrà il compito di aiutare il territorio contro spopolamento, denatalità, povertà economica e culturale, invecchiamento ed emigrazione giovanile.

La Fondazione nasce dal Comitato Fondo welfare e identità territoriale che, dalla sua costituzione nel 2018, ha erogato, basandosi soltanto su donazioni liberali, circa 700 mila euro a sostegno dei problemi causati da Vaia, dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina.

La Fondazione avrà un patrimonio iniziale di 30 mila euro: 13.500 euro sono stati messi dal comitato, 16.500 dai soci fondatori che si sono autotassati; a questi si aggiungono i 20mila euro erogati sempre dal Comitato Fondo welfare, che costituiranno il fondo di gestione.

La presidente della Fondazione è Francesca De Biasi, che era a capo del comitato precedente e che sarà affiancata ora dal vice presidente vicario Mauro De Carli (Cgil) e dal vice presidente Cristian Sacchet (direttore Appia). Insieme i tre andranno a costituire il consiglio di amministrazione che resterà in carica tre anni. «Quando abbiamo iniziato questa esperienza nel 2018 ci eravamo dati tre anni per vedere come andava», ha spiegato De Biasi, «poi abbiamo sforato. Le alternative erano tre: continuare come comitato, che garantiva comunque velocità e agilità di intervento, ma anche una maggiore responsabilità di chi ne faceva parte, chiudere l’esperienza o fare qualcos’altro: abbiamo deciso, anche grazie al professor Luca Gori della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, di trasformarci in fondazione».

La nuova forma giuridica permetterà di attingere alle donazioni liberali per sostenersi, ma anche a fondi a cui accedere tramite dei bandi. «Ora siamo anche molto più strutturati, con un organo di controllo, con la commercialista Barbara Dal Molin, un comitato esecutivo e uno scientifico», prosegue De Biasi, «una struttura solida a sostegno della nostra provincia. Saremo un organismo che non solo eroga soldi, ma ragiona sui problemi, cercando delle soluzioni insieme agli enti pubblici come Provincia e Conferenza dei sindaci».

Grato del lavoro della Fondazione anche il vescovo Marangoni che ha parlato di «un percorso per nulla scontato e che ha portato un metodo di lavoro che ha fatto bene a tutti per passare dalle lamentele alle promesse, per non essere concorrenziali con chi già agisce su questi fronti, ma complementari, ascoltando il territorio e la natura».

«I nostri obiettivi», ha ricordato De Biasi, «sono rappresentati dal vissuto delle persone. Se il fondo welfare prima aveva anche il contributo di 500 lavoratori dell’industria (un euro al mese donati volontariamente), ora pensiamo di ampliare a tutti i lavoratori la possibilità di donare».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi