Addio a Riccardo Lovat: inventò le talpe che scavano gallerie
Originario di Libano di Sedico, è morto in Canada a 97 anni. Nel dopoguerra emigrò in Nord America in cerca di fortuna

Addio a una figura di primo piano nel settore dell’ingegneria sotterranea e simbolo dell’ingegno bellunese all’estero. Riccardo Lovat, originario di Libano di Sedico, è morto in Canada all’età di 97 anni.
Lovat emigrò in Nord America negli anni del dopoguerra, portando con sé competenze tecniche, capacità del fare e la determinazione tipica della gente di montagna. Nel corso della sua carriera, Lovat fondò a Toronto la Lovat Tunnel Equipment Inc., azienda destinata a diventare tra le realtà di riferimento a livello internazionale nella produzione di Tunnel Boring Machines, le cosiddette “talpe meccaniche”. Grazie alle sue intuizioni progettuali e a un’intensa attività di sviluppo tecnologico, le sue macchine hanno contribuito alla realizzazione di tunnel, metropolitane e grandi infrastrutture in numerosi Paesi, segnando un’importante evoluzione nei sistemi di scavo sotterraneo.

Il suo nome è legato in particolare all’innovazione delle perforatrici a piena sezione, che hanno migliorato sicurezza, resa e precisione nelle gallerie. Una storia professionale che gli valse numerosi riconoscimenti. Nel 2014, a Santa Giustina, Riccardo Lovat ricevette il premio internazionale “Bellunesi che onorano la provincia di Belluno in Italia e all’estero”, conferito dalla Provincia di Belluno, insieme all’Associazione Bellunesi nel Mondo e ai Rotary Club di Belluno, Feltre e Cortina-Cadore, in segno di stima per il suo contributo e per il legame sempre mantenuto con la terra d’origine.
«Riccardo Lovat rappresenta una storia esemplare di emigrazione che diventa innovazione e successo. Con la sua mente brillante e il suo lavoro ha saputo dare al mondo uno strumento che ha cambiato la storia delle infrastrutture moderne. Ma soprattutto, non ha mai reciso il legame con la sua terra d’origine, portando con sé l’identità bellunese come motivo di orgoglio e appartenenza», dichiara Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo.
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