Belluno, ancora 1.100 strutture senza Cin: ecco cosa rischiano i gestori
In provincia di Belluno, su 5.807 strutture turistiche registrate, il 18% è privo del Codice Identificativo Nazionale (Cin), obbligatorio per combattere l'evasione fiscale e garantire trasparenza

Numerose strutture alberghiere ed extralberghiere bellunesi sono ancora sporovviste di codice identificativo nazionale.
Ad oggi, nella provincia di Belluno, su 5.807 strutture registrate, ben 4.739 hanno ottenuto il Cin (81,61%). Numeri al di sopra la media nazionale (79,40%) e leggermente più bassi rispetto a quelli della Regione Veneto (84,34%).
Ma - come conferma il sito internet istituito dal ministero del Turismo dove è possibile monitorare in tempo reale i numeri aggiornati - nel Bellunese mancano all’appello ancora 1.068 gestori di camere.
In Veneto, sono 58.113 le strutture registrate e 49.014 il numero di Cin rilasciati, di cui 1 in verifica amministrativa. In percentuale, hanno ottenuto il Cin l’84,34% delle strutture. A livello nazionale, le strutture registrate sono passate da 546.903 a 572.859, di cui 454.877 hanno ottenuto il Cin (79,40%), mentre in 5.226 si trovano in corso di verifica amministrativa.
L’obbligo di esporre il Cin riguarda i titolari o gestori di tutte le strutture alberghiere ed extralberghiere italiane nonché i locatori di unità immobiliari ad uso abitativo destinate a contratti di locazione per finalità turistiche e delle locazioni brevi, indipendentemente dalla tipologia di struttura e dalla collocazione geografica.
«Come ho già avuto modo di dire qualche giorno fa, evitiamo di creare agitazione», ha detto la ministra del Turismo, Daniela Santanché. «Nei primi mesi procederemo insieme alle Regioni per effettuare verifiche e correzioni. Siamo decisi, ma consapevoli della necessità di dialogare con tutti».
A cosa serve il Cin
Il Cin serve a identificare in modo univoco ogni struttura ricettiva italiana, come previsto nell’ambito della “Disciplina delle locazioni per finalità turistiche, delle locazioni brevi, delle attività turistico-ricettive e del codice identificativo nazionale”.
Questo codice unifica in una banca dati nazionale tutto il settore turistico favorendone la crescita e la regolamentazione. Serve, infatti, a combattere l’evasione fiscale, a garantire una maggiore trasparenza per il mercato degli affitti brevi e a proteggere i consumatori dalle truffe.
Il decreto legge, noto come “Decreto Anticipi”, introduce il Codice Identificativo Nazionale per gli affitti brevi dal primo gennaio ponendo altri due vincoli a tutti a proprietari di qualsiasi unità immobiliare destinata all’affitto breve: dotarsi dei dispositivi di sicurezza minimi, vedi l’estintore e i rilevatori di fumo; presentare al Comune la segnalazione certificata di inizio attività.
In caso di mancata osservanza delle prescrizioni, le sanzioni previste sono piuttosto pesanti: da 800 a 8 mila euro per un immobile privo del Cin; da 500 a 5 mila euro per la mancata esposizione del Cin, in relazione alla dimensione dell’immobile; in assenza dei rilevatori e degli estintori è prevista l’applicazione di una sanzione da 600 a 6.000 euro.
In caso di svolgimento dell’attività di locazione turistica o breve in forma imprenditoriale, il titolare deve presentare la Scia al proprio Sportello unico per le attività produttive di riferimento, pena una multa da 2.000 a 10.000 euro.
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