Auto lasciate in sosta e rigate da calci e cornate dei bovini

Rosalia Martini Barzolai: «Con che coraggio scriviamo slogan tipo “fateci restare” se poi non siamo capaci di accogliere adeguatamente i turisti che arrivano?»



«Bisogna saperlo fare il turismo, ci vuole più organizzazione. Perché poi, se no, è inutile tappezzare i paesi con lo slogan “Fateci restare” se non siamo capaci di accogliere adeguatamente il turista. Sono delusa ed amareggiata, non lo nascondo».

L’atto di accusa arriva dal rifugio Lunelli, a Selvapiana, e non da una persona qualunque. Rosalia Martini Barzolai, classe 1959, fa parte di una famiglia che gestisce il rifugio dal 1955, con i genitori Beppino (1925-1993) e la mamma Giuseppina (1930).

Il fratello Bruno è gestore del vicino rifugio Berti, in quota. Fu lei ad accogliere Papa Giovanni Paolo II, proprio al rifugio Berti, il 10 luglio 1987, primo giorno delle vacanze di un pontefice sulle Dolomiti. In inverno è responsabile, per conto della Drei Zinnen-Tre Cime Dolomiti, della conduzione del rifugio Col d’la Tenda a 2.000 metri sopra Padola, stazione di vetta della seggiovia.

Cosa non va, Rosalia?

«Noi gestiamo da sempre questo rifugio che è di proprietà della Regola di Casamazzagno. Da noi arrivano tanti turisti, di cui la maggior parte sale al Berti e rientra in giornata; altri invece lasciano qui la macchina anche una settimana e si dirigono a fare le ferrata Roghel, la cengia Gabriella, vanno al rifugio Carducci, fanno il giro del Popéra con la famosa strada degli alpini e ferrate che sono uno spettacolo, poi vanno sul Paterno, alle Tre Cime, sulla Torre di Toblin, seguono l’itinerario del progetto “Dolomiti senza confini” fra Pusteria, Comelico e Austria, vanno sulla cresta Carnica, arrivano sui rifugi austriaci. Quando tornano però trovano spesso le macchine rigate e vengono da me a chiedere spiegazioni».

Cosa succede?

«Qui non c’è parcheggio e ci sono le mucche al pascolo che si specchiano nelle macchine e poi, con le corna o con i campanacci, lasciano i segni sulla carrozzeria. Ne ho parlato col pastore, ma mi ha mandato a quel paese. Ho chiamato i carabinieri, su richiesta dei turisti danneggiati, ma mi hanno detto che non è di loro competenza. Insomma, la Regola da un lato dà a noi la gestione del rifugio, dall’altro il pascolo libero e senza confini; e le due cose non vanno d’accordo».

E poi?

«Il vicino parcheggio delle Terme, chiuse da anni, è abbandonato al suo destino da tempo. Ci pernottano i camper, ovviamente senza pagare e senza un controllo. Un bivacco. Ma non basta, quest’anno abbiamo avuto un altro disagio non da poco».

Cosa?

«La strada di accesso per il nostro rifugio è comunale ed in primavera era in condizioni disastrose, sporca di fango e frasche ed anche pericolosa. Sono diventata matta a segnalarlo a chi di competenza, fino a quando il Comune ha mandato due operai a pulire. La Regola di Dosoledo ha venduto un lotto di legname ad una ditta locale e questa ha iniziato l’esbosco come naturale, ma perché iniziare il 22 di agosto, in piena stagione turistica? Ci ha causato una serie di problemi».

Tipo?

«Alcuni miei dipendenti sono rimasti bloccati anche 40 minuti in macchina a causa dei camion fermi in strada che caricavano legname. Non oso pensare ai turisti/clienti, nostri e del Berti ovviamente, che, se si sono trovati nella stessa situazione, hanno girato la macchina e se ne sono tornati a casa. Io sono qui da anni, una ditta boschiva che viene a lavorare sul posto, ed è ben consapevole dei disagi che può provocare, non poteva aspettare la fine della stagione turistica per portare via il legname? O venire a parlare, mettersi d’accordo? Niente...».

Si è rivolta alla Regola, proprietaria del bosco?

«Sì, mi hanno detto che, una volta venduto il legname, tutto il resto non era più di loro competenza».

Ha parlato con il Comune che gestisce la strada?

«Sì, sono andata a chiedere, ma la situazione non è cambiata. Insomma, in queste condizioni si può fare turismo in Comelico? Ma sapete qual è la cosa più triste? È che mia mamma Giuseppina (classe 1930, ndr) mi dice: “Ma come? Te la prendi? È sempre stato così”. Ecco, è sempre stato così, non è cambiato nulla. Ma se vogliamo fare turismo dobbiamo cambiare marcia».

Come?

«Anzitutto parlando tra noi, mettendoci d’accordo, evitando sovrapposizioni; e magari con educazione, perché i giovani mi sembrano sempre più arroganti e poco rispettosi». —





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