Auronzo, primo soccorso per pochi: sei sanitari e solo tre pazienti al giorno

Medicazioni, suture, estrazione di zecche: l’appalto costa sei milioni in cinque anni, quasi novecento euro a intervento
Paola Dall’anese
Il centro sanitario polifunzionale di Auronzo, un tempo ospedale
Il centro sanitario polifunzionale di Auronzo, un tempo ospedale

Se non fosse così isolato, il centro di soccorso di Auronzo sarebbe il migliore posto in cui farsi medicare: impossibile trovar code. I numeri non mentono: lo scorso anno si sono contati 1.359 accessi, vale a dire una media di 3,5 pazienti al giorno per i quali l’Ulss spende solo di personale sanitario oltre 880 euro a visita. Anche se si tratta, perlopiù, di medicazioni non complesse, estrazioni di zecche, cure oculari o di ustioni e suture, anche se non mancano i traumi cranici e gli infarti.

A disposizione dei pazienti ci sono un medico e due infermieri per ogni turno (dalle 8 alle 20 e dalle 20 alle 8): sei nelle ventiquattro ore, quasi a dire due sanitari per ogni utente. Giorno dopo giorno. La cosa certa è che ad Auronzo, a parte poche eccezioni, non si registrano le code come nei Pronto soccorso degli ospedali di Belluno o Feltre.

Sono questi i numeri, in sintesi, dell’attività del Punto di primo intervento di quello che un tempo era l’ospedale di Auronzo e che ora è un centro sanitario polifunzionale. Un servizio che viene svolto dal 2020 dalla coop Castel Monte di Montebelluna che si è aggiudicata l’appalto per cinque anni per 5.107.750 euro, poi elevati a sei milioni per il Covid. La coop garantisce il personale medico ed infermieristico e anche il servizio di ambulanza, mezzo che viene messo direttamente dalla società e che in media esegue 1,5 missioni al giorno per emergenze. A luglio e agosto e a dicembre e gennaio, assieme ai turisti, arriva anche una seconda ambulanza di supporto visto il possibile aumento dell’attività.

L’appalto era stato bandito nel 2019 dall’Ulss per fronteggiare la carenza di personale medico. Ma nell’agosto del 2022 per fronteggiare i maggiori costi per il Covid e la necessità di reperire personale medico extra, la coop ha chiesto all’Ulss di rivedere i costi. Una richiesta assecondata dall’azienda sanitaria, per scongiurare il ritiro della società trevigiana dall’attività. E così dopo una trattativa, è stato riconosciuto un forte incremento mensile che fa lievitare i conti di altri 887.348 euro. Insomma, un appalto da sei milioni di euro.

Un costo che certo non va nella direzione del risparmio per i bilanci dell’azienda sanitaria e che supera di gran lunga la somma pagata quando il servizio era in capo alla sanità pubblica. Tutti questi elementi portano quindi da un lato i sindacati dei medici a chiedere di rivedere il servizio, e dall’altro gli abitanti, tramite i loro rappresentanti politici comunali, a chiedere che il servizio resti.

Al punto di primo intervento viene garantita la stabilizzazione del paziente in emergenza: all’infartuato viene garantita la terapia farmacologica e poi il trasferimento nell’ospedale di riferimento. Se durante una missione con l’ambulanza viene recuperato un paziente grave, in base alle sue condizioni, questi potrebbe non arrivare nemmeno ad Auronzo, ma essere portato direttamente a Belluno.

Il punto di primo intervento di Auronzo nei casi urgenti stabilizza il paziente per poi decidere con la sala operativa del 118 dove inviarlo. L’attività di triage è coperta sei giorni su sette dalle 8 alle 14, mentre a luglio e agosto termina alle 18.

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