Ater, alloggi in vendita

In provincia di Belluno il piano regionale ne coinvolgerà 818

BELLUNO. Sono 818 gli alloggi Ater che verranno messi in vendita presumibilmente con la fine dell’anno. La giunta regionale mercoledì ha dato il via libera al piano di vendita straordinario, ma servono ancora due passaggi perché gli attuali inquilini possano cominciare ad avanzare le richieste: il provvedimento dovrà essere approvato in Seconda commissione, e essere infine ratificato dal consiglio regionale. La vendita permetterà all’Ater di reinvestire le somme acquisite in nuovi alloggi, e di far fronte alle richieste, sempre molto numerose come dimostrano le liste di attesa.

«Nel Bellunese abbiamo 600 richieste all’anno», spiega il presidente dell’Ater di Belluno Giovanni Puppato. «Riusciamo a soddisfarne circa il 10-12 per cento, di più non possiamo».

Sono 818 gli alloggi che saranno messi in vendita in tutta la provincia quando il piano straordinario diventerà operativo. La maggior parte si trovano tra Belluno (327 alloggi) e Feltre (250), ma anche in Valbelluna molti inquilini potranno diventare proprietari. Andranno infatti in vendita una decina di appartamenti a Lentiai, 30 a Limana e Mel, 20 a Sedico. Una quarantina gli alloggi in vendita a Logarone, altri si trovano a Castellavazzo, Cencenighe, Farra d’Alpago.

«Sono stati esclusi da questo piano gli alloggi nuovi, cioè costruiti dopo il 31 dicembre 1990», spiega Puppato, «che sono circa 600, e quelli che si trovano in alcune località turistiche (31)». Fuori dal piano anche gli appartamenti che saranno oggetto di una ristrutturazione che ne annullerà la vetustà (31), quelli che subiranno un restyling per la riqualificazione energetica (136) e quelli che hanno in essere una convenzione con i Comuni per alloggi di emergenza (136). Il patrimonio complessivo dell’Ater in provincia è infatti di quasi 1700 alloggi.

Gli attuali inquilini potranno acquistare gli appartamenti o pagandoli in un’unica soluzione o a rate, ma dando un anticipo del 20%. Il prezzo dell’alloggio verrà calcolato sul suo valore di mercato, ma ci sono riduzioni del 25, 35 e 45% in base al reddito dell’affittuario. Le cifre incamerate verranno reinvestite dall’Ater in nuovi alloggi.

Nuovo allarme Imu. A mettere in allarme l’Ater, però, c’è ancora la questione Imu. «All’inizio lo Stato aveva previsto che i nostri alloggi dovessero essere tassati con l’aliquota da seconda casa», ricorda Puppato. «Poi, grazie a una serie di pressioni, lo Stato ha deciso di rinunciare alla sua parte dell’aliquota, il 3,8 per mille. Sembrava tutto risolto, ma la normativa non è chiara e si pongono dei problemi di interpretazione». In pratica, fa presente il presidente dell’Ater, «da nessuna parte c’è scritto che quel 3,8 per mille non debba essere assimilato dai Comuni. Il rischio è che ci troviamo comunque a pagare l’aliquota intera, che finirebbe tutta nelle casse dei Comuni». Il problema se lo sono posto diverse amministrazioni, e Puppato chiede allo Stato di pronunciarsi in materia e di fare chiarezza, una volta per tutte. (a.f.)

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