Allarme Imu per i sindaci «Non si chiude il bilancio»

L’abolizione o lo slittamento dell’imposta sulla casa crea imbarazzo ai municipi Attesa per avere certezze, ma c’è chi accusa i politici di campagna elettorale
Di Gigi Sosso
Sindaci neoeletti in provincia
Sindaci neoeletti in provincia

BELLUNO. La morte dell’Imu, il funerale dei Comuni. Dopo l’allarme lanciato da Jacopo Massaro, i colleghi sindaci rincarano la dose. Larghe intese anche sul fatto che l’abolizione o il rinvio della rata di giugno dell’imposta municipale unica, inventata dal governo tecnico Monti, ti impedisce di compilare un bilancio di previsione. Quali soldi ci scrivi? E ne arriveranno altri di quattrini, per tirare avanti con i servizi minimi ai cittadini o le manutenzioni ordinarie, per non dire straordinarie? Perché sennò potrebbe essere vicino il momento di vendere la fascia tricolore. Il malcontento è trasversale: non c’entrano destra o sinistra. Mentre si prepara il saluto alla cara estinta, spunta una tassa comunale, che dovrebbe assorbire anche la Tares, l’imposta sui rifiuti. Ma ne viene fuori una al giorno, con soddisfazione del presidente del consiglio Gianni Letta. Un’eterna campagna elettorale o la volontà di mantenere una promessa fatta con il proprio elettorato?

Qui Feltre. Il sindaco di Feltre, seconda città della provincia, è preoccupato: «C’è grande confusione sull’argomento, intanto siamo allo stremo. Dovesse passare la linea del Pdl, cioè la soppressione dell’Imu, e non dovessero esserci dei trasferimenti alternativi, si andrà dritti dritti al dissesto. Non si potrà chiudere neanche un bilancio. Ci stiamo confrontando ogni giorno su questo grosso problema».

Qui Longarone. I primi cittadini non si fermano alla critica e questo è incoraggiante. A Longarone, avrebbero anche una medicina contro l’Imu, che se ne va: «Ce lo tolgono? E allora eliminiamo anche il patto di stabilità», propone Roberto Padrin, «l’accordo europeo sul controllo delle politiche di bilancio, che ci condiziona pesantemente, quando si tratta di fare un investimento. Voglio vedere come si regola lo stato nei nostri confronti, se davvero si cancella questa imposta. Questi soldi non li ho più, ma allora come vado avanti?».

Qui Calalzo. In Cadore, sembrano meno allarmati, ma forse è solo una sensazione. Luca De Carlo parla per Calalzo: «Non ci sarebbe alcun problema, se succedesse come nel 2008. L’allora governo Berlusconi tolse l’imposta comunale sugli immobili, ma ai Comuni arrivarono altri denari. A raccontarla tutta, di questo non si parla ancora, ma mi sembra talmente scontato... Diversamente, è evidente che ci sarebbero delle difficoltà. Senza quei 75 mila euro, dovrei sforbiciare dell’altro. Detto che l’Imu sulla prima casa è da disonesti, si sta facendo demagogia e con quella non mangi di sicuro».

Qui Trichiana. La giunta stava per tirare una riga sul bilancio di previsione, quando sul tavolo è piovuta la grana dell’Imu: «È successo la settimana scorsa», ricorda Giorgio Cavalet, «l’avevamo quasi definito, quando ci è toccato interrompere la riunione per l’incertezza su Imu e Tares. Siamo in una situazione tale da parlare di sopravvivenza alla giornata. C’è già stata una riduzione dei trasferimenti, ci mancherebbe che non avessimo neanche questo. Ci dicano cosa fare».

Qui Lentiai. A pochi chilometri di distanza, non sono allarmati come per l’Acc, però quasi. E lanciano una provocazione verso piazza di Montecitorio: «Già che ci sono, mi suggeriscano quali servizi tagliare», scherza amaramente Armendo Vello, «toglieteci tutto, ma almeno veniteci incontro con un’indicazione su come procedere. Teniamo botta su tutto, nonostante la crisi, ma allo stesso tempo stiamo navigando a vista e diventa importante anche il fatto che il governo stia un po’ temporeggiando».

Qui La Valle. In Agordino, con l’Imu salterebbe anche l’asilo: «Non abbiamo molte prime case e, in certi casi, le rendite catastali sono talmente basse da risultare irrilevanti», premette Tiziano De Col, «però verrebbero a mancarci i 25 mila euro che sono la gestione dell’asilo. Entro il 9, dovremmo comunicare le aliquote, ma con questo clima non possiamo neanche pensare a un’asfaltatura. Malgrado tutto, non ci metteranno in ginocchio ».

Qui Chies. Loredana Barattin ha speso i 24 mila euro per la neve: «Sono andati tutti lì. Non saranno una grande cifra, però sono indispensabili. Non averli, significherebbe tagliare altre cose o non riuscire a chiudere il bilancio».

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