All’adunata di Trento 4 mila alpini bellunesi

Fervono i preparativi per l’appuntamento in programma dall’11 al 13 maggio  Si attendono 600 mila persone, alberghi e agriturismi sono già tutti esauriti 

BELLUNO. Ci risiamo. Dopo Treviso, ecco Trento. Gli alpini delle Dolomiti si rimobilitano. Hanno ancora nel cuore l’adunata del Piave, del Montello e del Grappa, a Treviso, appunto. Un anno fa. Ma per celebrare solennemente l’anniversario della grande guerra, prima di farlo a Vittorio Veneto, a metà giugno, in occasione del raduno interregionale, saliranno a Trento dall’11 al 13 maggio.

Saranno in tanti, forse ancora più che a Treviso. Circa 2 mila della sola sezione di Belluno, più di un migliaio da Feltre, mezzo migliaio della Cadore. Sfioreranno i 4 mila, a sentire i presidenti Angelo Dal Borgo, Stefano Mariech, Antonio Cason. L’appuntamento di Trento è stato ufficialmente presentato nei giorni scorsi, al castello del Buon Consiglio, dal presidente nazionale Sebastiano Favero. Il motto di quest’anno è “Per gli alpini nulla è impossibile” . Soprattutto sulle terre alte. Ed ecco che gli striscioni portati a Trento dai bellunesi si cimenteranno con questa sfida.

Renato Genovese, il generale in quiescenza che sta coordinando i preparativi del raduno, fa sapere che l’attesa a Trento è di 600 mila presenze, come a Treviso. Dalla provincia, tra penne nere, loro aggregati, famigliari e amici non arriveranno in riva all’Adige meno di 12 mila bellunesi. Per i tanti che saliranno già il 7 e l’8, non c’è una destinazione unica. L’accoglienza è distribuita dall’alto lago di Garda, fino a Belluno, dalla Val Sugana alla Val di Fassa. Alberghi, locande, agriturismi sono già tutti prenotati. 20 mila i posti tenda a Trento.

Ma gli alpini si dovranno accontentare anche delle cantine: sì, verranno accolti anche là dove si lavorano i caratteristici vini del Trentino. Cantine che, in qualche caso, sono dei veri e propri musei o centri culturali. Altri ancora saranno ospiti di ben 63 palestre. Insomma una marea.

«La memoria di quanto è costata la prima guerra mondiale ha una presa straordinaria nei nostri uomini» confida Dal Borgo. Ci dovrebbe essere anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dato il valore simbolico dell’adunata. «Speriamo che per allora ci sia anche il presidente del Consiglio», sospira Favero, perché in questo modo gli rinnoverebbe la sollecitazione a varare la leva civile, obbligatoria, naturalmente. Leva che permetterebbe, fra l’altro, di rimpinguare le fila delle penne nere.

La sezione di Belluno ne conta oggi 6700, la Cadore 1500 circa, Feltre 4500. È l’esercito della solidarietà più forte d’Italia. Nel solo Triveneto i tesserati sono 155 mila, due terzi nel Veneto. Sarà una festa – hanno assicurato alla presentazione il sindaco di Trento Alessandro Andreatta e il presidente della Provincia autonoma, Ugo Rossi –, ma sarà soprattutto l’occasione per rinnovare i valori dell’alpinità, come ha ribadito Favero. I valori della condivisione e della pace. Di quella pace – ha precisato il presidente – che non si declina a parole, ma che si difende, tutti i giorni. Con le armi? No – ha risposto – con il coraggio di essere solidali verso tutti coloro che hanno bisogno, senza pretendere neppure un grazie e, soprattutto, senza ricevere nulla in cambio. Nemmeno le spese, tanto meno la paghetta del volontario, come desidererebbe qualche associazione.

«Non si è volontari – ha quasi tuonato Favero – se non si esercita la gratuità». A Trento è stato presentato anche il libro verde, quello della solidarietà alpina. L’anno scorso le penne nere hanno regalato agli italiani, soprattutto ai poveri, 2 milioni e 351 mila ore di volontariato e 6 milioni e 693 mila euro. Senza contare i contributi per i terremotati del Centro Italia, che vanno oltre i 3 milioni e 125 mila euro, tradotti in cinque opere. Purtroppo solo una è stata consegnata, una seconda sta per esserlo. «Ma il ritardo – ha protestato Favero – non è degli alpini, ma di chi impone, anche nell’emergenza, di perdere tempo nella compilazione di tante, troppe carte». Come a Bolzano, in una recente adunata e così a Trento – terre d’autonomia per eccellenza – non sono mancate le polemiche quando le strade sono state imbandierate con il tricolore.

Ai critici ha risposto, rassicurante, il presidente Rossi. «La nostra Autonomia – ha ricordato – preesisteva alla Repubblica Italiana ma da questa è stata, fin dal momento della sua nascita, riconosciuta, sostenuta e valorizzata. Non c’è quindi alcun motivo di polemica sulla presenza e diffusione in questi giorni delle bandiere tricolori sul nostro territorio, perché l’Italia rispetto alla nostra Autonomia si è comportata da Repubblica illuminata. Quindi viva gli Alpini, viva il Trentino e viva l’Italia!».

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