Albergo Trieste, un secolo in prima linea nel turismo

La famiglia Tremonti ha appena riaperto dopo un anno di ammodernamenti «Ma gli unici lussi che possiamo offrire sono il relax e il nostro calore familiare»



Cento anni di storia e tradizione. Dal 1919 l’albergo Trieste di Lorenzago è un punto fermo del settore alberghiero, cadorino e non solo. Una storia fatta di sacrifici e di cose semplici con una famiglia, i Tremonti, che da un secolo a questa parte continua a tenere in piedi l’attività, combattendo ogni giorno con orgoglio le varie difficoltà. Nonostante tutto, il Trieste c’è e si è rinnovato. Dopo quasi un anno di chiusura, a fine settembre le porte dello storico edificio, che imperioso si affaccia sulla statale che porta al passo Mauria, sono state riaperte. Un’innovazione che per ora ha coinvolto solo il bar ma che a breve porterà alla riapertura anche di una decina di camere.

«Il nostro albergo non è un ambiente lussuoso, anche se lo era in passato; non è un luogo dove cercare il minimalismo moderno, e i lussi più grandi che possiamo offrire sono il relax e il nostro calore familiare. Regaliamo da sempre giornate di silenzio e tranquillità sempre più difficili da trovare ai giorni nostri».

Una frase che descrive al meglio la filosofia di Marino Tremonti e del figlio Tiziano, che ora sono i titolari dell’attività e che portano avanti l’hotel che ha aperto per la prima volta i battenti nel 1919.

Una storia lunga e ricca di aneddoti: ma dov’è che tutto ha inizio?

«Marino Tremonti, il mio bisnonno da cui ho preso il nome, nasce a Lorenzago alla fine dell’Ottocento. Trascorre un periodo a Buenos Aires e, rientrato in Italia, sposa la cugina Clori Tremonti; insieme, nel 1919, acquistano all’asta quello che oggi è l’albergo Trieste. Marino manca nel 1932 lasciando Clori e suo figlio Valmiro a gestire l’hotel. Nel ’43 Valmiro si sposa con Liliana e da questa unione nasciamo io e i miei due fratelli Luigino e Mario. Dal 2000 sono io, assieme a mio figlio Tiziano, ad avere le redini dell’attività e a portarla avanti».

Il Trieste, negli anni ’50 in particolare, diventa un luogo di cultura e svago, oltre che essere semplice albergo. Cosa accadde?

«L’albergo a quel tempo era sicuramente uno dei migliori della zona. Un ambiente di lusso nella sua semplicità, dove ogni giorno arrivavano gli ospiti su carrozze trainate da cavalli e dove sostavano le vetture postali. Spesso, d’estate, arrivava un signore di Treviso, tale De Roberto, ad organizzare bellissime feste che attiravano ospiti dell’hotel, villeggianti e paesani, tutti insieme per godere di musica, spettacoli e del cinematografo. Un giorno del ’57 ha perfino organizzato un concorso di bellezza: “miss Lorenzago”. L’attività andava a gonfie vele e gli ospiti illustri non mancavano, a testimoniare il buon lavoro fatto dalla nostra famiglia».

L’edificio che ospita l’albergo risale ai primi anni dell’Ottocento; le Olimpiadi del’56 a Cortina spinsero Valmiro a rinnovarsi...

«Il Trieste, come viene chiamato oggi, non nasce come albergo, bensì come casa colonica patriarcale. La costruzione risale al 1814 e si hanno prove del fatto che fosse già adibita ad albergo nella seconda metà dell’Ottocento, precisamente nel 1882. Originariamente la casa era proprietà del più importante impresario del paese, il signor Gerardini, che in seguito l’avrebbe venduta alla famiglia De Donà. Marino lo acquista all’asta nel 1919 insieme a Clori come già detto. In occasione dei Giochi di Cortina del 1956, prevedendo un aumento del flusso di clienti, Valmiro decide di apportare alcune modifiche alla struttura: il vecchio terrazzo sul retro, all’aperto, dove un tempo vi era il cinematografo, diviene così nel 1955 una spaziosa sala ristorante e per eventi. In contemporanea vengono aggiunti anche due piani in uno stile molto simile a quello austroungarico».

A breve l’occasione si ripresenterà con i Mondiali 2021 e le Olimpiadi 2026. Saranno due manifestazioni da sfruttare per gli albergatori del territorio?

«Di certo due eventi del genere saranno un’occasione anche per gli albergatori dei paesi vicini a Cortina», sottolinea Tiziano, figlio di Marino, «non sarà sicuramente facile per chi si occupa di organizzare queste manifestazioni riuscire a fare investimenti che poi interessino il territorio. Bisognerà utilizzare bene i soldi e poi è necessario che si inizino a coinvolgere le nostre attività già da adesso. Eventi come quello organizzato tempo fa dal sindaco di Pieve sono fondamentali per informare commercianti e comunità su ciò che sarà».

Perché continuate ad investire a Lorenzago?

«Ci sentiamo in dovere di portare avanti una tradizione che dura da 4 generazioni. Abbiamo fiducia in un paese come Lorenzago e nella gente del Cadore. D’altro canto, però, la difficoltà di fare gruppo e la forte concorrenza delle regioni autonome sono due grandi problemi». —



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