Al lavoro negli abissi del mare grazie a un robot da otto milioni

DecaDesign festeggia i vent’anni regalandosi una sede a Belluno e assumendo altri due ingegneri Oltre alla posa e alla manutenzione delle condotte petrolifere si punta al settore aerospaziale
Di Stefano Vietina

BELLUNO. Da Belluno alla scoperta degli abissi marini, con un robot subacqueo da 8 milioni di euro tutto progettato “in casa” e oggi operativo nei fondali del Mar di Norvegia per la posa delle condutture petrolifere. Ma anche per la loro manutenzione.

DecaDesign festeggia così i venti anni di attività, regalandosi una nuova sede a Belluno, in via Vittorio Veneto, e rilanciando sia sul piano di nuove assunzioni che delle sfide nel campo della progettazione meccanica. E dopo aver sondato gli abissi, ora il sogno è quello di diversificarsi nell'aerospaziale. «Siamo specializzati nel fornire servizi completi di ingegneria per compagnie petrolifere nazionali e internazionali», spiega il titolare Deni De Cesero, «supportandole nella progettazione di impianti, soluzioni e sistemi offshore e subsea. Ma abbiamo anche competenze, e una lunga esperienza, nella progettazione di gru a torre, carpenterie complesse, carriponte e sistemi di sollevamento in genere; nella progettazione di impianti di automazione, magazzini automatici e sistemi di movimentazione; e anche nella progettazione di macchine speciali, sistemi di visione e collaudo, macchine per l'assemblaggio ed isole robotizzate all'avanguardia».

Negli anni sono stati sempre più impegnativi i progetti realizzati da DecaDesign, in particolare all'estero: in Usa (Louisiana, Houston), Singapore, Dubai, Shangai, Olanda, Londra, Norvegia, Scozia ed anche in tutta Italia. «Aquila 2 project è il nostro primo lavoro in ambito oil&gas, grazie all’utilizzo di attrezzature per fare manutenzione delle teste dei pozzi petroliferi, così da poter intervenire in maniera veloce e pratica in caso di qualsiasi problematica. E ancora Swrp Project, attualmente in fase di test e collaudo a Trieste, che consiste in un protocollo che i produttori di petrolio hanno deciso di attuare per evitare problemi di sversamento in acque marine, come quelli tragici avvenuti nel 2008 nel Golfo del Messico. Il progetto ha un valore complessivo di oltre 400 milioni di euro; noi siamo orgogliosi di apportare il nostro know how per eseguire alcune parti tecnologicamente molto avanzate. Siamo insomma quei “gregari di lusso”, senza i quali le grandi opere non potrebbero vedere la luce».

Nel giro di pochi anni i collaboratori di De Cesero sono cresciuti da 5 a 11, tutti ingegneri o periti meccanici, giovani ed appassionati del loro lavoro di progettazione. «A me piace delegare. Non sono mai stato geloso della mia esperienza, anzi cerco quotidianamente di trasferirla ai miei ragazzi, di stimolarli a comprendere, a progettare, a immaginare. In questo momento siamo al top e non riusciremmo a prendere altri lavori. Per questo sto cercando altre due persone da inserire nel nostro team. Ma voglio farlo capendo bene le potenzialità di ciascuno e anche gli obiettivi e mi piacerebbe poterli trovare a Belluno, per dare un'opportunità a ragazzi di qui».

L'investimento in ricerca e formazione è dunque costante, così come quello nelle attrezzature. I clienti sono una quindicina (Eni, Saipem, Sinteco, gruppo Merloni, fra gli altri) e molto fidelizzati. «Ci vuole del tempo per accreditarsi, ma poi quando si comincia a lavorare insieme la soddisfazione è reciproca e la collaborazione prosegue nel tempo. È chiaro che cerchiamo anche altre aziende con cui confrontarci, soprattutto per poter effettuare nuove esperienze ed arricchire il profilo professionale mio e dei miei ragazzi. Il fatturato, poi, è una conseguenza».

Obiettivi, oltre a crescere ancora? «Mi piacerebbe potenziare la nostra presenza all'estero, creare una sorta di Erasmus degli imprenditori, organizzandolo qui a Belluno: una specie di forum dell'ingegneria, dove scambiare esperienze. E poi vorrei sperimentare le nostre conoscenze anche nel campo dell'eurospace».

@vietinas

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi