Acqua potabile, anzi no A Lamon è polemica per l’ordinanza assente

Ora sull’altopiano si può bere, ma la minoranza attacca la gestione della vicenda da parte dell’amministrazione

LAMON

Acqua potabile sull’altopiano, anzi no. Dai rubinetti del paese è tornata a sgorgare acqua che si può bere, ma nei giorni del dopo maltempo c’è stato un corto circuito comunicativo, visto che Gsp ha diramato la comunicazione che l’acqua era tornata potabile, senza che in precedenza fosse stata diramata un’ordinanza di non potabilità. Insomma, per alcuni giorni i lamonesi hanno usato l’acqua per uso alimentare senza farla bollire per almeno cinque minuti come sarebbe stato il caso di fare.

E su questa mancata ordinanza è montata la polemica, con la minoranza che sostiene che l’esecutivo Noventa abbia commesso un’omissione, quella appunto della mancata ordinanza di non potabilità dell’acqua. «Dopo che Bim Gestione servizi pubblici ha informato la popolazione che “l’acqua erogata è di nuovo potabile e può essere usata per scopi alimentari”, noi siamo andati a cercare l’ordinanza del sindaco. E non la abbiamo trovata. Perché non è stata emessa», spiega il capogruppo di Effetto Lamon, Nicola Pradel. «Il fatto a nostro avviso è molto grave perché alla popolazione non è stato esplicitamente e formalmente detto che non avrebbe dovuto berla o utilizzarla anche a fini igienici, ad esempio nella casa di riposo o nella mensa scolastica, se non dopo averla bollita per il tempo indicato alla sterilizzazione. La situazione è paradossale e ci auguriamo non abbia conseguenze sulla salute pubblica».

Pradel prosegue: «A comunicazione ufficiale, quella di Gsp che nell’aggiornamento del 7 novembre dà il via libera ai lamonesi di utilizzare l’acqua perché è tornata potabile fa da controcanto la mancata ordinanza sindacale, quella che avrebbe dovuto essere emessa dal Comune. Tutto questo indipendentemente dal fatto che la prefettura abbia allertato la popolazione provinciale per fare fronte all’emergenza che ha creato un diffuso dissesto idrogeologico e che, fra le varie misure, abbia indicato precauzioni sull’acqua. L’ordinanza doveva essere fatta e doveva essere data massima evidenza al fatto che, come si viene a sapere da Gsp, nelle zone di Pezzè, Correntini, Ren, Torta, Rigoi, Sala, Rugna, Ronche e Piei, l’acqua andava trattata prima del consumo per usi alimentari. L’acquedotto oltretutto serve anche la casa di riposo che cucina per la mensa dell’asilo. Dunque riteniamo che mezzo paese non fosse al corrente della non potabilità. E che l’abbia saputo solo perché Gsp, i 7 novembre, ha rassicurato la popolazione».

Al centro di riabilitazione di Lamon, servito da un altro acquedotto, è rimasta chiusa per qualche giorno la piscina. L’attività è stata ripristinata quasi subito, non appena l’Usl Dolomiti ha avuto conferma sulla potabilità dell’acqua. —

L.M.

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