Acciaio e non rifiuti: imprenditore assolto
LONGARONE. Acciaio inox, altro che rifiuto. Siro Golin, il titolare della Golin Recycling di Longarone è stato assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di attività di gestione di rifiuti non autorizzata, nell’ambito delle norme in materia ambientale previste dal decreto legislativo 152 del 2006. Gli era stato contestato di aver tenuto dei rifiuti nei piazzali all’esterno del capannone principale, cosa che non è permessa.
L’imprenditore aveva spiegato in tutte le maniere che si trattava della materia prima che compra e vende tutti i giorni, seguendo le quotazioni della Borsa di Londra. L’unico ad averlo ascoltato è stato il giudice Federico Montalto, che a sua volta ha sposato la tesi dell’avvocato trevigiano Stefano Conte: assoluzione perché il fatto non costituisce reato, senza nemmeno ricorrere con troppa insistenza alla mossa, annunciata nella penultima udienza, della particolare tenuità del fatto. Se eventualmente c’è stato un errore, allora è scusabile. Di sicuro non può essere un problema estetico, trattandosi di un’azienda che si occupa di commercio di rottami e metalli e di demolizioni industriali.
La procura, che si era mossa dopo una segnalazione della Provincia e un sopralluogo dell’Arpav, aveva chiesto una condanna a quattro mesi di reclusione con il pubblico ministero Sandra Rossi. Ma tutto dev’essere partito dalle indicazioni di un privato o forse di un concorrente, che aveva descritto una situazione apparentemente illegale. Doverosa un’ispezione, che avviene un 21 dicembre. C’è qualche centimetro di neve, ma soprattutto l’ispettore trova e fotografa rifiuti e materie prime. Le istantanee a colori sono state prodotte durante l’istruttoria e accusa e difesa le hanno immancabilmente valutate in maniera diversa. Determinanti le parole dell’imputato, che ha insisitito parecchio sul fatto che l’acciaio non possa essere considerato un rifiuto. A parte che non finisce in una discarica, ma in un’acciaieria o una fonderia, mangereste mai una minestra, portandola alla bocca con un rifiuto?
Il pubblico ministero è rimasto convinto che si trattasse proprio di un rifiuto e ha avanzato la richiesta di una condanna a quattro mesi di reclusione, ma dopo una meditata camera di consiglio il giudice Montalto ha assolto.
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