Acc, da Pordenone l’ok alla proroga

Mel. Il presidente del tribunale concede un mese di tempo per trovare le risorse necessarie a rilanciare lo stabilimento
Mel
manifestazione sindacale all'acc di mel
manifestazione sindacale all'acc di mel

MEL. Il tribunale di Pordenone accoglie la richiesta di prorogare di un mese la decisione sull’avvio della procedura di concordato.

È questo l’esito dell’incontro svoltosi ieri mattina tra l’assessore regionale alle politiche del lavoro Elena Donazzan e il presidente del tribunale Francesco Pedoja. «Il presidente del tribunale ha accolto la richiesta di proroga da parte dell’azienda, richiesta che è stata avanzata per poter ridefinire il piano industriale alla luce delle recenti scelte fatte dai lavoratori austriaci, i quali hanno votato contro il piano che prevedeva che gli stabilimenti Acc di Italia e Austria continuassero a lavorare insieme», spiega l’assessore regionale.

Donazzan è stata accompagnata davanti al giudice fallimentare anche da Michelangelo Agrusti e Paolo Candotti, rispettivamente presidente e direttore di Confindustria Pordenone. «Ho voluto precisare al presidente Pedoja, persona molto attenta e preparata, che in quella sede rappresentavo anche le rappresentanze dei lavoratori che stanno dimostrando accanto ai creditori e ai futuri investitori tutto l’attaccamento possibile nei confronti dell’Acc di Mel. La disponibilità del tribunale ad accordarci questo tempo ulteriore ci deve impegnare ancora di più a trovare una soluzione con il sistema delle banche così da recuperare la copertura finanziaria per far ripartire serenamente l’Acc di Mel», conclude Donazzan.

Ma la notizia trova un tiepido accoglimento da parte delle forze sindacali che ancora una volta chiedono di poter conoscere i nomi degli imprenditori che intendono acquistare lo stabilimento zumellese e poter scoprire il piano di rilancio.

«Non c'erano problemi sulla proroga da parte del tribinale», precisa Paolo Da Lan segretario della Uilm, «lo stesso ad Ramella ci aveva rassicurato ancora alcuni mesi fa sulla opportunità di utilizzare questo strumento: il fatto è che speravamo di non averne bisogno».

Ma Da Lan punta il dito ancora contro la politica e i «suoi proclami. I problemi per lo stabilimento dell’Acc non sono solo le banche e la loro ritrosia a concedere i prestiti agli imprenditori, ma è un problema congiunturale della liquidità, della mancanza di una politica industriale ormai da decenni. I lavoratori di Acc si aspettano che la nuova Acc possa avere la liquidità per poter ripartire e rientrare dei materiali e degli sforzi fatti nel passato, cioè vogliamo conoscere quale è il piano di rilancio. Finora, infatti, abbiamo sempre dovuto leggere sui giornali quali sono i passi in avanti su questa vicenda, ma ci piacerebbe avere un confronto franco e ai tavoli deputati, come quello del ministero per lo sviluppo economico».

E su questo punto il segretario dalla Uilm aggiunge: «La responsabilità di Mel e dei colleghi l'abbiamo da 10 anni in capo noi sindacalisti. E a noi i dipendenti vengono a chiederci le novità, novità che non sappiamo riferire se non leggendo dalla stampa. Al Mise oggi c’è un ministro veneto e quindi vorremo capire con lui cosa sta succendo, chi sono questi imprenditori. La vera spada di Damocle è il 12 ottobre quando scadrà la cassa straordinaria, prima di allora vorremo avere un quadro di quello che succede, il piano di Ramella predisposto, gli industriali. Vorremo che la politica si sforzasse ad andare oltre a ragionare sul polo del freddo e sul centro di ricerca priorio a Mel».

Paola Dall’Anese

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