Confagricoltura Belluno festeggia 80 anni
Il presidente nazionale Giansanti: «La montagna è un esempio per tutta l’agricoltura italiana»

«Confagricoltura Belluno si proietta verso un futuro ricco di sfide, ma anche di opportunità: dall’adozione di tecniche agricole avanzate alla cura dell’ambiente e della biodiversità, dalla promozione dei prodotti tipici alla valorizzazione dei territori». Così il presidente di Confagricoltura Belluno, Diego Donazzolo, ha introdotto oggi, venerdì 5 settembre, la festa degli 80 anni dell’organizzazione montana che si è svolta a Villa Miari Fulcis di Modolo alla presenza di oltre un centinaio di agricoltori da tutta la provincia, di rappresentanti istituzionali e nomi di spicco della montagna bellunese.
«Ottant’anni sono un traguardo che va ricordato come un simbolo di resilienza, passione e rappresentanza degli agricoltori» ha detto Donazzolo, «passando dalla difficoltà della ricostruzione al boom economico, fino alle sfide della globalizzazione e della digitalizzazione. Agricoltura di precisione ed energia verde sono già realtà in molte aziende associate, esempi concreti di una trasformazione che rende l’agricoltura bellunese sempre più competitiva e sostenibile».
E davanti alla presidente dei Giovani di Confagricoltura Belluno, Giulia Frigimelica, ha letto una lettera rivolta a coloro che rappresentano il futuro: «Fare agricoltura in montagna significa affrontare mille ostacoli: infrastrutture carenti, isolamento sociale, il proliferare della fauna selvatica. Ma il ruolo dei giovani è cruciale: se loro continueranno a coltivare la montagna non morirà, perché custodiranno paesaggi che non verranno abbandonati e difenderanno tradizioni che altrimenti rischierebbero di perdersi».
«L’agricoltura montana ha un presente e anche un futuro» ha sottolineato Federico Caner, assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, «ma si devono risolvere alcune criticità. Il tema dei grandi carnivori è molto importante, lupo in primis. Ma ci sono anche alcune opportunità, a cominciare dal cambiamento climatico che può essere alleato della montagna: alcune zone montane, che non erano vocate all’agricoltura, lo sono già e lo saranno ancora di più in futuro. Pensiamo ai vigneti, ma anche ad alcune produzioni come il fagiolo tipico di Lamon , al miele dolomitico, al latte, all’agnello dell’Alpago. Negli ultimi anni la Regione ha investito molte risorse sull’agricoltura di montagna, in quanto presidio della biodiversità e di tutta l’agricoltura veneta. E a breve saranno pronti bandi per i nuovi insediamenti dei giovani e per le aziende casearie di montagna. Dedicheremo anche alcuni interventi pesanti per il miglioramento igienico-sanitario e l’efficientamento delle malghe».
Secondo il senatore Luca De Carlo, presidente della commissione Agricoltura, il settore primario bellunese ha straordinari margini di miglioramento e attrattiva per il mondo che cambia: «In Parlamento abbiamo stanziato risorse per quelli che abbiamo definito i custodi dell’ambiente, immagine molto diversa da quella fatta passare dagli ecologisti da salotto. Questa provincia rappresenta un’eccellenza anche per quanto riguarda il biologico e i progetti incentrati sulla biodiversità, come quello sui semi antichi che sarà presentato nell’Agordino. Quindi tutela della tradizione e della montagna, ma con l’ausilio dell’innovazione e della digitalizzazione».
Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura: «L’agricoltura di montagna è un esempio per tutti di cosa significhi essere agricoltori, principali attori del mantenimento del territorio e anche dell’agricoltura sociale, forma di imprenditoria che garantisce la presenza dell’uomo e una deterrenza all’abbandono. Tutto questo tra mille difficoltà, basti pensare a tante malattie che oggi affliggono gli allevamenti, dalla peste suina alla dermatite nodulare contagiosa dei bovini, alle fitopatie che colpiscono le piante. Peccato che l’Unione Europea, che assomiglia sempre più ad un condominio dove ogni Stato cura solo i propri interessi, pensi solo a togliere principi attivi e altri strumenti essenziali per gli agricoltori, costretti a misurarsi con un mercato globale disarmati».
Nel corso della mattinata l’attrice Debora Caprioglio ha letto dei testi poetici dedicati all’agricoltura, da Ovidio a Carducci e Tolstoj.
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