Bloccati sei ore nel treno guasto: «Come dei topi in una trappola»

Gruppetto feltrino prigioniero nel tunnel di Orte: «Buio, caldo e bagni chiusi». Italo spiega: «La colpa non è nostra»

Gigi Sosso

 

2025, odissea nella strazio ferroviario italiano. Un gruppetto di viaggiatori feltrini è rimasto prigioniero per sei ore e mezza di un Italo fermo, all’interno della galleria di Orte, in provincia di Viterbo, al confine con l’Umbria. Il tunnel è quello sotterraneo, lungo circa due chilometri, della direttissima Roma-Firenze. A bordo, c’erano 460 passeggeri, che non esagerano neanche un po’ quando dicono che «ci siamo sentiti come topi in trappola e, a un certo punto, abbiamo anche temuto di non farcela. Il convoglio dell’alta velocità era come morto. Non funzionava niente e non arrivava nessuno a tirarci fuori».

Eleonora Rossi, ha 46 anni ed è feltrina. Si era permessa una breve vacanza a Napoli e tra lunedì e martedì stava tornando a casa. Era salita sull’Italo AV 8920 a Roma insieme a due amici e aveva un biglietto per Padova pagato 100 euro on line. Destinazione finale Udine, qualche stazione dopo: «Eravamo stati nel capoluogo campano per un fine settimana lungo e siamo ripartiti da Roma Tiburtina», racconta Rossi, «ci trovavamo in una carrozza di prima classe business e stava passando il carrello delle bibite, quando verso le 17.30 abbiamo sentito un gran botto. È partito subito il freno d’emergenza, il fatto è che un treno lanciato a 300 chilometri orari ci mette per forza qualche secondo ad arrestarsi e così ci siamo trovati all’interno della galleria».

Nella lista dei passeggeri, risultano una donna incinta, due neonati e un paio di persone, che hanno detto di essere cardiopatiche: «Non capivamo cosa fosse successo e nessuno ce lo diceva. Si parlava di un guasto alla linea elettrica, ma con il passare del tempo abbiamo cominciato a ragionare anche di un possibile attentato. Non sarebbe la prima volta che succede».

Un’ipotesi avvalorata da un cristallo sfondato nella carrozza 7, che però in realtà potrebbe essere stato frustato con grande violenza proprio da un cavo elettrico. In pochi minuti, si è creata una situazione non solo potenzialmente molto pericolosa, ma anche che allontana l’Italia dall’Europa e la spinge oltre il Mediterraneo: «È mancata la luce, non c’era più l’aria condizionata, non bastasse i bagni sono diventati inaccessibili, perché le porte si sono bloccate. Buio, un caldo atroce e la prolungata impossibilità di andare a fare i propri bisogni. Siamo stati costretti a spogliarci e rimanere in maglietta e più di qualcuno ha dovuto aspettare che si aprissero per qualche minuto i portelloni di entrata e uscita per fare qualcosa verso il muro della galleria. Ma i bambini? E gli anziani?».

Comunicazione scarsa e confusa. Questo ha aumentato preoccupazione e stress: «Alle 19, ci è stato detto che era partito da Roma un altro treno e la sensazione era che fosse un guasto riparabile. Ma è passato anche un carico di gasolio, che ha reso l’aria ancora più irrespirabile. Abbiamo vissuto lunghi momenti di difficoltà. Meno male che i tre dipendenti in servizio ci hanno dato tutto l’aiuto necessario, almeno fino a quando hanno potuto. Le risorse, però, erano limitate e sono finite presto».

Il tempo non passa mai, nelle situazioni estreme e i bimbi cominciano a diventare ingestibili: «So che una piccola è anche svenuta, in più c’era grande preoccupazione per chi soffre cuore. Ho sentito gente urlare o battere i pugni sui vetri. Alle 23.30, è arrivata una motrice, che dopo aver fatto fatica a entrare nel tunnel avrebbe dovuto trainarci fuori, ma ancora niente. Stavamo quasi cominciando a pensare che non me saremmo usciti, malgrado fossimo a poca distanza da Roma e non in mezzo al nulla. Finalmente è arrivato il treno giusto per il trasbordo e siamo tornati a Roma, dopo che a mezzanotte e mezza erano sopraggiunti i soccorsi».

Tante scuse da Italo, che comunque esclude di avere responsabilità e dà la colpa «a un problema infrastrutturale alla linea elettrica: «Ci hanno offerto rimborso, notte in hotel e un bonus di 100 euro, ma abbiamo preferito tornare a casa. Dopo un’odissea del genere, andrà a finire che la prossima volta prenderemo l’aereo. Nel frattempo, ho protestato sul sito di Italo».

 

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