Slongo, un feltrino nella Juve d’Australia

Un bellunese nella Juventus australiana. Da dicembre la rosa del Moreland Zebras Fc, conosciuta originalmente come Juventus Melbourne, conta sull'apporto di Tiziano Slongo. Il difensore classe 1994 ha deciso di cambiare vita, prendendo un biglietto aereo e provando questa nuova avventura nel continente dei canguri.
La scorsa stagione era stata poco fortunata per il sovramontino. Mezza stagione al Dro, poi alla Sacilese. Mesi disastrosi quelli trascorsi in Friuli, con una squadra già retrocessa e soprattutto neanche un euro ricevuto. Eppure proprio con la maglia biancorossa sembrava che la carriera di Slongo avesse preso il volo; nella stagione 2013-2014 titolare fisso con mister Zironelli in panchina e playoff conquistati grazie al terzo posto. Poi ecco la pubalgia che ha iniziato ad essere un problema non da poco. Il campionato 14-15 giocato con le maglie di Montebelluna e Ripa Fenadora, prima del trasferimento al Dro.
E adesso ecco il Moreland, dall'altra parte del pianeta.
«In effetti dopo lo scorso anno a Sacile avevo preso una stufata per il calcio. Tante parole, ma neanche un soldo ricevuto. Ho deciso di provare ad andare via, cercando una nuova avventura. D'altronde l'età è quella giusta, tra qualche anno sarebbe stato di sicuro dura. Avevo un semi aggancio qui con una mia parente e allora mi sono trasferito a Melbourne».
Il contatto con il calcio australiano?
«Questa mia parente conosceva un amico, allenatore di una piccola squadra qua vicino. Così mi ha dato qualche consiglio facendomi parlare con l'allenatore del Moreland. Tra l'altro il mio attuale mister è stato sì un nazionale australiano, ma con genitori italiani e infatti il suo nome è Fausto De Amicis. La squadra gioca nella Npl 2, ma quando sono arrivato c'era la possibilità di avere in rosa solo due giocatori per squadra con il visto turistico. E dato che era ormai dicembre e il campionato stava per iniziare le rose erano già complete. Mi sono allenato per un mesetto, pensando che fino a maggio non avrei potuto giocare con nessuna squadra. Dopo un po' hanno però deciso di lasciare a casa un giocatore francese per farmi spazio».
La categoria rappresenta quale livello?
«Diciamo che in Australia c'è la A-League (il campionato dove aveva giocato Del Piero con la maglia del Sidney, ndr), dove giocano le squadre più forti delle maggiori città. Ma è un campionato chiuso, non ci sono retrocessioni. Poi troviamo la Npl1, ossia la categoria sopra la nostra che per gli australiani rappresenta la serie A, e poi noi».

Impressioni che ti sta dando quel calcio?
«Dal punto di vista fisico sono avanti, curano molto bene la parte atletica. Per quanto riguarda la parte tecnica ci sono buoni giocatori. Per dire, l'altro giocatore con visto è uno sloveno che ha disputato due anni nella Primavera a Udine, Nejc Kolman. Ci sono tanti giocatori internazionali che vengono qui perché si guadagna più che in altri stati. La parte tattica invece ha molte pecche, ma in generale il movimento sta continuando a crescere».
Puntate a quale obiettivo?
«Vogliamo vincere il campionato. Siamo una squadra attrezzata, con una società importante e conosciuta parecchio qui a Melbourne. Vorremmo tutti riuscire in questo salto. Abbiamo anche potuto confrontarci di recente con l'Heidelberg United, una delle squadre più importanti della Npl 1, in Coppa d'Australia, che potrebbe tranquillamente disputare un campionato di C italiana ad alto livello. Ora siamo secondi, e sabato c'è lo scontro con la prima in classifica, il Northcote City».
Come viene vissuto il calcio in un continente dove sono altri gli sport più importanti?
«In effetti non si possono ancora fare paragoni con il football australiano e il cricket. Tra l'altro quest'ultimo proprio non lo capisco. I media ti seguono abbastanza, ma come pubblico siamo ai livelli delle serie D da noi, esclusa qualche eccezione».
Dello stile di vita australiano cosa ci racconti?
«Sinceramente non ne vedo uno in particolare, perché qui si incontrano tantissime culture diverse. Anche gli italiani non mancano: ma d'altronde l'Italia si trova dappertutto».
Non hai il rammarico per non aver continuato in serie D o aver fatto il salto in Lega Pro?
«Rammarico no, ormai quel che è fatto è fatto. Certo, dopo quell'anno lì a Sacile credevo le cose potessero andare diversamente. Ci sono state scelte forse sbagliate, non lo so, ma la pubalgia non mi ha aiutato. Adesso penso solo a fare bene qui, magari vincendo il campionato».
A proposito. Il tuo mister di quella grande stagione era Mauro Zironelli, ora primo col Mestre in serie D.
«Sono felicissimo per lui. Se lo merita visto cosa ha fatto in questi ultimi anni».
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