Serie C e D d’elite, Sibilia dice no «Troppe le categorie da scalare»

L’INTERVISTA
Presidente Sibilia, lei guida la Lega Nazionale Dilettanti, la componente più numerosa dell'organizzazione calcistica inquadrata nella Figc. Sia sincero, si farà mai la riforma del calcio italiano, invocata da anni ma sempre rinviata?
«Le rispondo così: nel professionismo non ci sono le condizioni per avere tutte quelle società indicate nella bozza presentata dalla Federazione. Quando ne abbiamo avuto conoscenza, e visto che sarebbero previste una Serie C d'Elite e una Serie D d'Elite, ci siamo chiesti: se oggi un club di Interregionale vuole arrivare in A deve passare tre categorie, perché mai in futuro si troverebbe a superarne invece cinque? Siamo disposti a discutere, ma a patto che non ci mettano ostacoli. E il “a patto che...” è necessario».
Di fatto, ognuno difende le proprie posizioni e i propri interessi. Ghirelli, a capo della Lega Pro, non ne vuole sapere, figuriamoci Dal Pino e Balata, i presidenti delle Leghe di A e B...
«Se la riforma è concepita per ridurre le squadre professionistiche a 60 (20 in A, altrettante in B e in C, ndr), mi devono spiegare che cosa si intende con semiprofessionismo, inserendo appunto altri due campionati in più».
È un percorso ad alto rischio quello che si accinge ad intraprendere Gravina, e se è vero che tutto dovrebbe partire dalla stagione ’23/24, non sarà semplice trovare la sintesi. Gli interessi in ballo sono tanti, evidente che ognuno cerchi di tirare quanto più possibile l’acqua al proprio mulino. E dunque ci sarà da fare quadrare più di un cerchio.
Sibilia frattanto ha annunciato che ad Ancona, giovedì 28, il Consiglio Direttivo approverà il bilancio della Lnd, che registra un disavanzo di 2 milioni e 900 mila euro, ed ha fatto riferimento alle ultime decisioni prese, compreso Noventello, il nuovo campo in sintetico realizzato a Noventa Padovana. —
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