«Responsabili i presidenti nel Csi»
De Barba interviene nel dibattito innescato dalla morte di Robinson
BELLUNO.
La responsabilità del presidente. Nei campionati di calcio dilettantistici del Csi, non ci sono le stesse regole sulle visite di quelli della Figc, ma questo non vuol dire che quelli del Centro sportivo italiano si permettono di scherzare sulla salute dei giocatori, anzi: «La responsabilità di una mancata visita medica di idoneità all’attività sportiva è in capo al presidente della società - spiega Roberto De Barba, numero uno della sezione di Belluno - in caso di sinistro, ne risponde lui a tutti gli effetti, non essendo valida alcuna dichiarazione di assunzione di responsabilità, eventualmente sottoscritta dal giocatore infortunato. La visita non è assolutamente facoltativa, come qualcuno può pensare». E’ che se ne occupano direttamente le società.
Il caso De Pellegrin.
Il discorso era spuntato a proposito dell’attaccante Michele De Pellegrin, che gioca nel Csi, nonostante un problema cardiacom che gli aveva consigliato di smettere di giocare in Eccellenza con il Sedico. Il tutto era legato alla morte dell’hockeysta Darcy Robinson, durante la partita Asiago - Renon della settimana scorsa: «Nel caso specifico, il giocatore si sottopone ogni anno a tutta una serie di esami e, quindi, posso pensare che il presidente della sua società abbia sufficienti elementi, per poter assecondare con tranquillità l’indubbia, grande passione che De Pellegrin ha per il calcio».
Il costo delle visite.
Il certificato d’idoneità sportiva è una spesa importante, a maggior ragione in caso di ecocardiogramma e non semplice elettrocardiogramma. Da aggiungere che, per essere sicuri, ci vorrebbe l’eco: «Ci sono presidenti che, non potendo sostenere i rilevanti costi della visita rischiesta, moltiplicati per ogni giocatori e non potendo imporla ai ragazzi, preferiscono ignorare il problema, oppure vivono sperando che tutto vada per il meglio e che il famoso pezzo di carta non debba servire».
Gli altri rischi.
Quello delle visite non è l’unico rischio che un presidente si assume per De Barba: «Guai se non esistessero queste persone speranzose e idealiste, che sono alla base di ogni forma di volontariato e sui quali si basano la scoperta e la conferma di valori che solo lo sport dilettantistico è in grado di dare, a prescindere dalla forma e dai contenuti di una carta, che però può diventare importante in funzione del benessere della persona».
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