Pilat promuove il rugby bellunese. «Movimento in continua crescita»

Corrado Pilat promuove il rugby bellunese. Un parere pesante, visto il curriculum dell’ex rugbista azzurro, che attualmente si occupa del gioco al piede per la Federazione, a partire dai ragazzini delle accademie fino ad arrivare in prima squadra, collaborando con le Zebre di Parma ed i giocatori della nazionale della Benetton. Oltre a ciò sta lavorando per la nazionale under 20, che domenica partirà per il Sud Africa dove giocherà il mondiale. Infine rientra nello staff della nazionale femminile come assistente tecnico.
Quale è la salute della palla ovale nostrana?
«Il rugby bellunese sta crescendo molto. In serie B il Feltre, da neopromossa, ha sfiorato una nuova promozione, giocando un’ottima stagione. In serie C il Belluno archivia un torneo positivo anche se è mancata la ciliegina della serie B. La prima squadra è molto solida e con parecchi giocatori; inoltre stanno ricostruendo il settore del mini-rugby e tutta la parte giovanile. L’Alpago ha fatto un ottimo campionato classificandosi quarto ai play off. C’è qualche problema di numeri in quanto il territorio non è che regali tanti ragazzi a questo sport e quindi bisogna mettersi in coda rispetto al calcio e ad altri sport più conosciuti. Tuttavia il periodo post covid ci ha insegnato che ci possono essere delle bellissime collaborazioni, come ad esempio sta accadendo con l’under 19 con una sorta di rappresentativa fra Feltre, Belluno ed Alpago. Il livello sta crescendo, ma si può fare molto di più».
Per quanto riguarda il Feltre, una seconda promozione consecutiva non sarebbe stato un po’ troppo?
«Ha giocato una serie B rimanendo sempre in testa. Per quanto riguarda le squadre in vetta, il campionato di serie B rispecchia quello che è il campionato di serie A. Se ci fosse stata una promozione sarebbe stato necessario rafforzare l’organico, in quanto ci sarebbe stato bisogno di qualche giocatore in più in prima linea. Con la presenza di squadre più strutturate bisogna dare il giusto minutaggio ai giocatori senza esasperarli o senza correre il rischio che si infortunino».
Sia lo scorso anno che in questa stagione al Belluno è sfuggita la serie B per un soffio. Come giudica questo fatto?
«Saliva solo la prima, ci sta. Credo sia una questione di maturazione, in cui si cerchi di ottenere in ogni partita i bonus che forniscono punti importanti per la stagione. Poi va detto che il Belluno ha avuto alcuni infortuni importanti in cui hanno perso atleti chiave nel loro gioco; questo li ha condizionati nell’esito finale. Credo che, quando sarà ora di andare in serie B, ci saranno tutti i presupposti per andarci e prendersi questa soddisfazione. Le promozioni sono sempre difficili, tuttavia quando il Belluno verrà promosso in serie B, sarà in grado di restarci per anni».
L’Alpago è una squadra giovane che ha dato filo da torcere a tutti. Come vede questo team?
«Hanno numerosi giocatori giovani: sono quelle annate che conosciamo bene e con le quali abbiamo collaborato nei primi progetti dei centri di formazione della nostra zona. Mi ricordo che questi ragazzi erano promettenti e di qualità e continuano a dare tanto a questa squadra, grazie anche allo staff che li sta portando a giocare un rugby semplice ed efficace».
Ultima domanda. Nel rugby femminile c’è Alyssa D’Incà che sta facendo bene in nazionale, inoltre c’è sua nipote Elisa che è diventata campione d’Italia under 17 con il Villorba. Come vede il movimento femminile nel bellunese?
«Oltre a Alyssa e Elisa ce ne sono tante altre che stanno crescendo. C’è un gruppo importante a Feltre, che ha vinto nel campionato seven nazionale. Ci sono poi tante ragazzine under 14 che stanno crescendo e ce ne sono di qualità. Questo è uno sport sempre in evoluzione e lo vediamo anche ora con la nascita di queste squadre bellunesi femminili molto forti. È un piacere vederle giocare».
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