La favola di Gjoshi Dallo Schiara pulcini al Chievo Allievi

Il giovane kosovaro (ma bellunese a tutti gli effetti) sogna il grande balzo nel palcoscenico della serie A

di Attilio De Col

VERONA

Ogni tanto le favole nel calcio esistono. E’ il caso di Halil Gjoshi, attaccante kosovaro, ma bellunese a tutti gli effetti.

Arrivato a Belluno tredici anni fa con tutta la famiglia, Gjoshi ha fatto tutta la trafila delle giovanili con lo Schiara, per poi approdare al Montebelluna una stagione, al Cavarzano in Promozione in quella scorsa e adesso al Chievo nel calcio dei professionisti, in quei «mussi volanti» in cui un giovane può maturare con calma.

Adesso gioca con gli Allievi nazionali dei veronesi e si misura con i settori giovanili delle migliori squadre italiane.

«Il campionato sta andando molto bene - dice Halil - siamo addirittura terzi, a sei punti dall’Inter e a due dal Milan. Mica due squadrette. A livello personale finora ho segnato solo due gol, anche un po’ per sfortuna, visto che continuo a beccare pali e traverse. Ma il mio mister Margotto è contento».

Passare da Belluno a Verona non è un salto facile. Dove abiti?

«La società mi ha sistemato in un convitto contro tredici giocatori, non solo Allievi, ma anche di altre categorie. E ci sono anche quattordici ragazzi dell’Hellas Verona».

Come è la giornata tipo per un giocatore di una squadra professionistica?

«Normale. Alla mattina ovviamente a scuola e nel pomeriggio allenamento per quattro volte. Non è facile, ma per un ragazzo che insegue un sogno, questi sacrifici si fanno volentieri. Il Chievo è l’ambiente migliore per crescere. Non ti chiedono la luna, ma solo il massimo impegno».

Quali prospettive per il futuro?

«Intanto penso a fare bene quest’anno, poi si vedrà. Ho già fatto alcuni allenamenti con la prima squadra e il giovedì li affrontiamo in amichevole. E’ chiaro che l’obiettivo è sempre la serie A».

Non hai nostalgia degli amici di Belluno? Anche se vediamo che i contatti sono frequenti anche grazie a Facebook.

«Avevo fatto un anno bellissimo a Cavarzano e un po’ mi mancano. Con loro e con il mister ho imparato tantissimo».

Cosa dire a un giovane bellunese di talento?

«Posso solo consigliare di non mollare mai e dare sempre il massimo. A Belluno i calciatori buoni ci sono, purtroppo gli osservatori dei grandi club non vengono spesso da noi».

Il rapporto con la famiglia è sempre molto importante...

«Ci tengo molto a salutarli anche pubblicamente. La mia speranza è che un giorno riuscirò a ripagarli di tutti i sacrifici che stanno facendo. E che stanno facendo tuttora, visto che vengono a vedermi tutte le domeniche».

Un retroscena su Gjoshi è svelato da Stefano Sasso, il dirigente dello Schiara che più gli è stato vicino in questi anni.

«Halil ha la doppia cittadinanza, ma ha rifiutato la convocazione con la nazionale kosovara, sperando magari di esordire in quella italiana».

Ma quale è il miglior pregio del ragazzo?

«Posso solo dire che, anche a livello di Pulcini, lui aspettava anche sulla linea di porta per far segnare un compagno che magari aveva fatto meno gol di lui. E’ molto altruista, un trascinatore per la squadra. Poi, una cosa che emerge quando lo vedi è il fatto di inserirsi velocemente negli schemi. Pochi minuti e sembra che abbia giocato in quella squadra da sempre. Ha i piedi per terra e tutti gli osservatori che lo hanno visto ne hanno sempre parlato molto bene».

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