È Michele Dancelli il primo re della Marmolada

La carovana scopre una delle sue montagne più belle nel 1970, con un vincitore a sorpresa
Di Giovanni Viel

BELLUNO. Lui, bergamasco, un’icona immortale. L’altro, belga, una potenza atletica mai vista, il più vincente di ogni tempo. Felice Gimondi aveva vinto il Giro del 1967, su Franco Balmamion e Jacques Anquetil, un certo Edouard Louis Joseph Merckx, per la leggenda solamente Eddy, quell’anno si mostrava nella sua ancora giovane grandezza. Per i francesi, bontà loro, Fausto Coppi è stato «il più grande», Eddy Merckx «il più forte».

E l’anno dopo fu il belga a stravincere il Giro, su Vittorio Adorni e Felice Gimondi, conquistando anche le Tre Cime di Lavaredo.

Nel 1969 Merckx si presentò in maglia rosa a Savona, ma lo cacciarono in lacrime dal Giro per il famoso caso di doping.

Il Giro d’Italia riparte dalla Liguria, ma Gimondi, secondo, rifiuta di vestire la maglia rosa; il traguardo di Milano lo consegnerà, per la seconda volta, all’albo d’oro della corsa. Tra Merckx e Gimondi c’era qualcosa in più di una semplice amicizia e la loro statura umana era ancora superiore alla classe agonistica.

Quest’edizione è ricordata anche per un altro annullamento di tappa, la Trento - Marmolada: è il 5 giugno, nevica e piove che Dio la manda. Gli organizzatori, però, promettono di riproporre questo traguardo ancora nel 1970, l’anno della “bella” tra i due titani del ciclismo mondiale.

Da San Pellegrino Terme inizia subito forte il toscano Franco Bitossi, che terrà la “rosa” per altre cinque tappe, fino a Malcesine, in riva al Garda. Vincerà ancora ad Arta Terme, in Carnia, appena sente profumo di Dolomiti. La gamba è calda e prova a mettere pressione a Merckx anche l’indomani quando, dal centro termale carnico, si deve arrivare in Marmolada: un primo tappone dolomitico, tutto bellunese.

Merckx può contare, alla Faemino, su di un “gregario” più che di lusso, Italo Zilioli. E lo mette a marcare stretto Bitossi, mentre lui pensa a controllare Gimondi: vuole stravincere il Giro, il “cannibale” belga.

Pochi danno credito al bresciano Michele Dancelli, sprinter e passista di rango della Molteni che, quella primavera, dominò Laigueglia e Milano-Sanremo.

I corridori entrano in Cadore dal Passo Mauria (poteva mancare?), percorrono tutto il Centro Cadore fino a Venas dove, per la prima volta, puntano verso Cibiana e la sua Forcella. Al confine con la Val di Zoldo passa per primo Italo Zilioli. La discesa verso Forno non è agevole, ma un po’ recuperano prima di iniziare l’ascesa alla Staulanza. La salita è dura, il Pelmo sovrasta i girini, ma non hanno tempo per ammirare questo capolavoro della natura...

Passano a Selva e Colle Santa Lucia, poi a Saviner si svolta per Rocca Pietore, la Val Pettorina e la Marmolada che li attende. Ed è proprio a Rocca Pietore che Dancelli si alza sui pedali e comincia a tenere alto il passo. Le gambe sono dure, i muscoli urlano. A Sottoguda lui e Bitossi spingono potenti sui pedali ed i Serrai – un inno della natura a se stessa – sono il trampolino verso il traguardo.

La Marmolada è lì, imponente, testimone di come cruenta e pure ingegnosa fu la lotta, nella Prima Guerra Mondiale. La Regina delle Dolomiti è lì con il suo ghiacciaio e le piste per ski, come i 12 km della storica "La Bellunese" domati, nel 1932, dall’austriaco Hans Hölke che fece sua la Direttissima e che, nel 1935, ospitò la prima gara di slalom della storia, andata a Sverre Lassen Urdahl, mentre il gigante fu del cortinese Renato Valle.

La tappa finisce obbligatoriamente a Malga Ciapela, perché la strada verso il Passo Fedaia non è ancora asfaltata. Le ultime tirate permettono a Dancelli di vincere, non senza sorpresa e con un margine di sicurezza su Bitossi e Van den Bossche; poi, più staccati, la maglia rosa Merckx e Gimondi.

La penultima tappa del Giro (che chiude a Bolzano) è la Rocca Pietore – Dobbiaco. Sono 120 km, molti dei quali percorsi nel Bellunese, salutato dal Passo Monte Croce Comelico (Gpm a Van Den Bossche): vincerà Franco Bitossi ed Eddy Merckx chiuderà il discorso per il successo finale, centrando anche la prima accoppiata (delle tre) “Giro - Tour”.

Scoperta la Marmolada, il Giro transiterà per quelle strade moltissime altre volte, e l’ascesa al Fedaia sarà un “classico”. Ma intanto la “Regina” ha conosciuto il suo primo re.

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