Doping, Zavoli intervista un Merckx in lacrime
Vittoria finale di Gimondi, ma l'edizione si ricorda anche per la morte di un bambino a Terracina

Merckx in lacrime
BELLUNO
. Scherzo del destino o micidiale coincidenza. Il Giro d'Italia del 1969 è segnato dalla squalifica per doping del Cannibale, Eddy Merckx, trovato positivo alla Fencanfamina dopo la 16ª tappa, la Parma - Savona. Il belga era in maglia rosa. Paradossalmente, quello stimolante era contenuto in un prodotto importato da una ditta farmaceutica con sede a Johannesburg, il cui proprietario, scherzo del destino o micidiale coincidenza, si chiamava proprio Merckx. Il 2 giugno la notizia sconquassa il Giro. E' Sergio Zavoli a portare nelle case degli italiani le lacrime di Eddy Merckx, fin lì leader della corsa con 1'41" su Gimondi. Si apre un caso internazionale, con il ministero degli esteri italiano e l'ambasciata d'Italia a Bruxelles impegnati ad arginare le polemiche. Il governo belga addirittura parla di «assoluta infondatezza delle accuse» e ipotizza un complotto per eliminare Merckx in favore di Gimondi. Nella sua camera d'albergo di Albisola, il campione fiammingo viene intervistato da Zavoli che gli chiede conto di quell'esito così infausto delle analisi e delle controanalisi all'antidoping. Merckx affermerà di non saper nulla e si proclamerà sempre innocente. Assopita appena la polemica per l'esclusione del Cannibale, la corsa rosa dovette affrontare quella per l'annullamento del tappone dolomitico da Trento alla Marmolada. Il gruppo fermo per 32' a Grigno, i tifosi sotto la neve sui passi. Anche il 5 giugno regalò molte polemiche. Infine, quell'edizione fu funestata da un tragico incidente. Nella Viterbo - Terracina, settima tappa, una tribuna provvisoria montana nei pressi della linea del traguardo, crollò per il sovraffollamento, causando la morte di un bambino e diversi feriti, tra il pubblico e i ciclisti. (gi.pe.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Leggi anche