Davide Mazzocco, cuore biancoscudato

Cento partite con il Padova per il centrocampista di Quero, pronto a vivere da protagonista la prossima stagione in B

PADOVA. Cento volte Davide. A soli 22 anni, e dunque con ancora un grande potenziale da esprimere, il centrocampista originario di Quero Davide Mazzocco è già entrato nella storia del Padova. Sul campo della Fermana, nella partita che ha in pratica consegnato ai biancoscudati l’agognato ritorno in serie B dopo il fallimento dell’estate 2014, il ragazzo bellunese si è tolto la bellissima soddisfazione di andare in tripla cifra a livello di presenze indossando la maglia di una realtà storica del calcio italiano. Proprio lui tra l’altro, che è l’unico reduce della vittoria del campionato di serie D 2014-2015, quello che molti ricordano per il super inizio del Belluno allenato da mister Vecchiato.

Quel giorno di metà ottobre all’Euganeo arrivarono entrambe a punteggio pieno e dopo una settimana di articoli sulle testate sportive nazionali. Vinse il Padova 1-0 davanti a oltre 6 mila spettatori, di cui quasi 500 di fede gialloblù, e da lì solo l’Altovicentino contrastò per qualche mese i biancoscudati. Quale miglior occasione per parlare con Mazzocco dunque, il cui fratello Emanuele gioca con la Juniores dell’Union Feltre.

Davide, innanzitutto vogliamo sapere per che squadra fai il tifo.

«Sono sempre stato milanista, però ovviamente da piccolo ero più sfegatato di adesso».

100 presenze con una squadra storica come il Padova. Possiamo immaginare la soddisfazione.

«Tanta. D’altronde, la città del Santo è ormai casa mia. Sono arrivato nel 2014, l’anno in cui si è ripartiti da zero in serie D. Vinciamo il campionato, dopo aver duellato un po’ con l’Altovicentino, mentre all’inizio eravamo rimasti parecchie giornate appaiati al Belluno. Tra l’altro, stagione vissuta da protagonista, con immediato gol alla seconda giornata contro il Montebelluna di cui ero ex. Poi i due anni di C, coronati da questo ritorno tra i cadetti».

Domenica, dopo la partita con il Gubbio, ecco la targa celebrativa e il bagno di folla dell’Euganeo in festa.

«Bei momenti, soprattutto perché il traguardo personale è arrivato assieme al primo posto. Non ho giocato sempre in questa stagione però, quando chiamato in causa, ho cercato di farmi trovare pronto. E adesso, chissà, spero di potermi giocare le mie carte in cadetteria».

Ma siete partiti con l’obiettivo della vittoria finale oppure ragionavate più in ottica playoff?

«Le idee erano chiare e miravano al massimo traguardo. Poi chiaro, evitavamo di dirlo in maniera esplicita perché in certe situazioni è preferibile mantenere i piedi per terra. Da ottobre in poi abbiamo preso il comando e nessuno è più riuscito a contrastarci in maniera decisa. In particolare, non sbagliavamo mai gli scontri diretti».

La tua carriera da calciatore?

«Ho iniziato a Pederobba con l’Sp Calcio da piccolino. Poi nei torni estivi sono stato visto dal Treviso, che all’epoca aveva raggiunto la serie A. Qualche anno in biancoceleste, prima del fallimento societario. Così passo agli Allievi del Cittadella ma in granata non va chissà quanto bene, e così passo al Montebelluna. Lì mi divido tra juniores e prima squadra, finché non mi prende il Parma e in gialloblù gioco un paio di anni con la Primavera. Nel 2014, mi lego al Padova e questo fortunato matrimonio continua ancora oggi».

Quindi non hai mai avuto l’opportunità di giocare qui nel Bellunese. L’Union Feltre non si è fatta sentire neppure una volta?

«In un paio di situazioni ho saputo del loro interesse, specie dopo l’anno di serie D, ma la mia scelta si è sempre orientata sul rimanere a Padova». E visti i risultati raggiunti, sia di squadra che personali, difficili dargli torto.

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