Da Calciopoli al rigore di Grosso il cammino dell’Italia mondiale

Il cielo era molto grigio su Coverciano, nei giorni a ridosso della partenza della spedizione azzurra verso il Mondiale tedesco del 2006. Era impensabile ipotizzare che il giorno della finale di Berlino quel cielo diventasse di un azzurro splendido e che a cantare e ballare fossero proprio capitan Fabio Cannavaro e gli altri azzurri.
Uno scandalo immenso stava devastando i vertici del calcio: la Juventus, fresca vincitrice di due scudetti che poi saranno revocati, era a un passo della retrocessione d’ufficio in B. Gran parte dei suoi giocatori erano al Mondiale. Un’ulteriore beffa perché quella squadra non avrebbe neanche avuto bisogno di tutte gli imbrogli architettati dal direttore generale Luciano Moggi, poi radiato e purtroppo ancora rimpianto da un mondo che non sa fare a meno di chi offre la faccia peggiore. Quella migliore la offrirono, nonostante qualche inciampo iniziale (dichiarazioni di solidarietà di capitan Cannavaro a Moggi & C.), gli stessi giocatori e il tecnico Marcello Lippi. Forse proprio grazie allo scandalo riuscirono a isolarsi, a creare una sorta di fortino psicologico e a far scattare quella molla che in occasioni come queste spesso fa la differenza. Anche gli episodi più sfortunati in qualche modo finirono per virare a favore degli azzurri. Prendete l’infortunio di Alessandro Nesta, colonna di una difesa che sembrava non poter prescindere dal milanista e da capitan Cannavaro. Al suo posto giocò l’interista Marco Materazzi, reduce peraltro neanche da una fra le sue migliori stagioni. Eppure quel Materazzi fu assoluto protagonista, addirittura capocannoniere azzurro al fianco del non troppo prolifico Luca Toni. Altro nome a sorpresa fu quello di Fabio Grosso, terzino diventato campione in età avanzata: fu dal suo piede che partì il rigore decisivo nella finalissima contro la Francia, chiusa sull’1-1, con i gol di Zinedine Zidane e Marco Materazzi.
Proprio Zidane fu protagonista della pagina peggiore, con una testata rifilata al petto di Materazzi verso la fine del secondo supplementare. L’immagine del francese che esce a capo chino dal campo passando accanto alla coppa che non avrebbe mai accarezzato è la foto-simbolo di questo Mondiale.
Poi, certo, ci furono il “po-po-po-popopooo” dei tifosi e la gioia immensa di un’Italia sportiva (e non) che grazie agli azzurri passò un’estate indimenticabile. Ancora di più lo fu quella degli italiani di Germania.
Nell’eBook troverete episodi rivisitati e anche inediti di quella splendida avventura.
disponibile dal 17 maggio
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