Cadore, Liguori l'erede di De Podestà
«Mi è dispiaciuto molto lasciare il Cortina, ma non avevo scelta»

Mario Liguori
PIEVE DI CADORE
. «Un caldo ringraziamento da parte della società al lavoro svolto da Paolo De Podestà». È la chiosa di Maurizio Giacomelli, presidente del Cadore. Ma i lavori per il futuro sono già iniziati. Si volta pagina e sulla panchina della prima squadra c'è Mario Liguori, il mister dell'ultimo Cortina dei miracoli, che ci racconta questa nuova avventura.
Con che spirito intraprendi questa nuova pagina della tua carriera?
«Intanto due parole sul Cortina. È stata un'esperienza indimenticabile. Una stagione fantastica dove ho avuto modo di far parte di un super gruppo. È stato difficile andare via, ma la mia vita non mi permette di prendermi un impegno come quello. Lavoro in Alpago e sto ristrutturando casa a Calalzo. Non riuscirei a fare tutti quei chilometri per andare avanti e indietro da Cortina ad allenare. Nel primo periodo avrò grossissime difficoltà ad andare agli allenamenti anche qui con il Cadore, che ce l'ho sotto casa. So che alcuni ragazzi del Cortina ci sono rimasti male. Al termine della stagione scorsa avevo detto che non avrei allenato nessuno, ma la chiamata del Cadore è stata irrinunciabile e la voglia di allenare ha avuto la meglio».
Cosa significa arrivare dopo De Podestà?
«Lui qui ha lasciato il segno, ha fatto un buonissimo lavoro in sei anni. Certo, l'ultima annata non è stata delle migliori, ma capita a tutti. A questi livelli il 90% lo fanno le motivazioni e la scorsa stagione sono un pochino venute meno. Ma ciò non toglie lo spessore del lavoro di questo bravo tecnico. È difficilissimo allenare qui per il clima, l'impossibilità di utilizzare i campi d'inverno e i numerosi universitari che in settimana vivono fuori».
Conosci già i vari giocatori? Come valuti la rosa?
«Io parto da zero. Alcuni li conosco bene, altri meno. Ma un nuovo allenatore deve portare aria nuova e non devono esistere gerarchie. Tutti alla pari, tutti che lottano per un posto. Voglio creare quel sano antagonismo che permette a tutti di dare qualcosa in più. Sarà il campo a valutarci anche se la base qui è molto promettente».
E il settore giovanile della società?
«Qui si lavora bene. Ho già chiesto alla società di fare la preparazione con tutta la rosa della juniores, per conoscere tutti e che tutti si conoscano a vicenda. Nelle prime settimane dobbiamo imparare a muoversi e vivere insieme tutti, anche i giovani. Nell'arco dell'anno penso che tanti juniores troveranno spazio e, perchè no, anche qualche allievo se ne vale la pena. L'esperienza in prima squadra è importante e crea motivazioni. E un modo di valorizzare l'impegno della società nelle giovanili».
Obbiettivi?
«Dobbiamo puntare in alto, anche se obiettivi veri e propri non ce ne sono. Tante volte averli è deleterio. Dopo tre partite andate male rischi di buttare via tutto. Dobbiamo prima valutare noi stessi, lavorare partita per partita, poi sarà il campo a dirci se siamo andati nella direzione giusta oppure dovevamo fare altro. Comunque il Cadore non si può accontentare di giocare per evitare i play-out. La parte alta della classifica è ciò a cui miriamo».
C'è un problema portiere?
«In effetti si. Giorgio Da Rin lavora in località balneare e non ci sarà per tutto l'inizio della stagione, Cidaria dovrebbe rientrare ma, anche lui causa lavoro, non ha dato la disponibilità per tutte le partite. Abbiamo fatto quattro nomi. Il solo disponibile è risultato Roberto Michielli che ho appena allenato a Cortina. Alessandro Larcher, il diesse, sta lavorando alla grande. Anche perchè in questo momento i miei impegni non mi consentono di dargli una mano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Leggi anche
Video