Bitossi e quella beffa al Mondiale del 72

Solo a pochi metri dal traguardo, raggiunto e superato da Basso
Franco Bitossi
Franco Bitossi
 
BELLUNO
. «Cuore matto» cantava nel 1967 Little Tony, ma in quegli anni c'è un «Cuore matto» che fa impazzire i tifosi del ciclismo. Sono le stagioni più belle di Franco Bitossi da Carmignano, noto sia per le vittorie, sia perché colto da improvvisi attacchi di tachicardia, che lo coglievano nel bel mezzo della corsa. In fuga o in gruppo, Bitossi si fermava di colpo, si sedeva su un paracarro, se c'era, o si appoggiava a un albero, o addirittura si accasciava a terra, assistito dai suoi mitici gregari Colombo e Chiarini.  Bitossi si teneva una mano sul cuore, che palpitava a mille e, così come l'attacco era sopraggiunto, all'improvviso se ne andava.  Nonostante il «cuore matto», Bitossi ha vinto 171 corse, ventuno tappe al Giro e quattro al Tour. Ha conquistato due Giri di Lombardia, è stato argento al mondiale 1972 e bronzo nel 1977.  Ha vinto quasi tutte le gare italiane in linea più importanti, laureandosi campione d'Italia nel 1970 e 1975, vincendo Giro del Veneto e coppa Bernocchi.  E' stato miglior scalatore al Giro nel 64, 65 e 66, mentre ha vinto la maglia a punti al Giro del 69 e del 70 e al Tour del 68. E' stato anche campione italiano di ciclocross.  Di lui si ricordano le struggenti immagini del mondiale di Gap del 1972, quando Bitossi conquistò un beffardo argento, battuto proprio sulla linea del traguardo da Marino Basso. Si trovava in un gruppetto comprendente Dancelli, Basso, Zoetemelk, Merckx, Guimard e Mortensen. Nel finale scatta Guimard, ma il francese è stanco, così Bitossi lo riprende, gli sta un po' a ruota e, poi, se ne va in solitudine. Sul lungo rettilineo in leggera ascesa e controvento che porta al traguardo, Bitossi è solo contro tutti, alle sue spalle rinvengono Zoetemelk, Guimard e Merckx, che lanciano lo sprint, «Cuore matto» ha il mondiale a portata di mano, ma giusto sulla linea del traguardo lo brucia il vicentino di Caldogno, Marino Basso. Un argento mondiale è pur sempre un risultato di grandissimo prestigio, ma mai come in quell'occasione ha davvero avuto il sapore della beffa. (gi.pe.)

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