Biasion fa rivivere i tempi d’oro del rally italiano

L’ex pilota bassanese e i suoi storici collaboratori della squadra Lancia al “Longarone motor event”
Di Enrico De Col
Motor event a Longarone
Motor event a Longarone

LONGARONE. I tempi d'oro del rally italiano rivivono al “Longarone motor event”. Il due volte campione del mondo Miki Biasion (nel 1988 e 1989) e i suoi storici collaboratori della squadra della Lancia Delta si sono intrattenuti con il pubblico in una serie di amarcord per ricordare i tempi, gli anni ottanta, in cui il rally era uno degli sport su ruote più popolari e vincenti.

«Gli anni ottanta erano un periodo in cui il rally in Italia aveva la massima popolarità», ricorda il bassanese Biasion, «la squadra della Delta e Abarth aveva i migliori piloti e c'erano grandi sponsor come Martini. L'unica cosa che rimpiango rispetto ad oggi è che adesso ci sono i social e la comunicazione, e tutto è più facile da seguire. Al tempo stesso però i piloti di allora sono ancora nel cuore degli appassionati mentre oggi la popolarità arriva velocemente ma svanisce presto. Oggi c'è molto meno contatto con il pubblico: una volta i box dove lavorano i meccanici erano invasi dai fan, ora invece sono diventati quasi inaccessibili. Erano anni in cui l'Italia motoristica vinceva», continua l’ex pilota, «il rally era seguito non solo dagli appassionati ma anche dalla gente comune che affollava i bordi delle strade. La nostra disciplina era un orgoglio nazionale al pari della Formula 1. Nella Lancia c'era la filosofia vincente in cui tutti avevano il proprio ruolo e responsabilità: dal meccanico più semplice, che anche con un banale errore poteva compromettere un'intera gara, fino al dirigente. C'erano stati anche i momenti difficili ma non si mollava mai, tutto era pianificato; si sperimentava poco, ma c'era quella grande fantasia italica utile per risolvere problemi e imprevisti».

Biasion ricorda il debutto della Lancia S4 a quattro ruote motrici e della sua "invenzione" del nastrino sul volante.

«Il progetto s4 era qualcosa di davvero innovativo», racconta, «che all'inizio ci lasciò perplessi. Ai primi tempi, quelli in cui si stava sperimentando l'auto, non si riusciva a capire l'angolazione delle macchine, non si capiva se avevi le ruote dritte o storte nelle sterzate. Per questo mi inventai l'idea del nastro sul volante che poi divenne una specie di moda tanto che poi fu cucito di serie sulle vetture».

Con Biasion presenti anche tanti protagonisti del periodo Lancia come l'ingegnere Vittorio Roberti, Gianni De Zuani, Mirella Bini e Pierino Devietti; tra il pubblico qualcuno domanda se mai si potrà tornare a quei livelli. «Non ci manca nulla in Italia», conclude Biasion, «e non è solo un problema di soldi, anche se la squadra di allora è inarrivabile sia per capacità tecniche esia per il legame e l'amicizia creata. Oggi però quel che manca maggiormente è la volontà di provarci».

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