«Alleghe e Cortina sono a posto»I due medici sociali lo garantiscono

ALLEGHE.
Medici in prima linea. Gli hockeysti giocano anche una volta ogni due giorni e si allenano tra una partita e l’altra. Si direbbero atleti da sorvegliare con particolare cura, anche se nessuno di loro gioca sessanta minuti, i cambi di linee sono continui e ci dovrebbero essere anche la giovane età e la preparazione adatta a diminuire i rischi. Il dottor
Sergio Alessio
si occupa dell’Alleghe Tegola Canadese ed è tra quelli che vorrebbero capire se i soccorsi al difensore asiaghese Darcy Robinson sono stati tempestivi e appropriati. Da parte sua, garantisce per i giocatori biancorossi: «Noi abbiamo organizzato le visite all’Alfa Medica di Belluno e gli esami non hanno rilevato nessun tipo di anomalia cardiaca. E’ tutto a posto, sia per i giocatori di scuola italiana che per quelli stranieri. Da questo punto di vista, non dovremmo avere nulla da temere. L’inconveniente può semmai derivare da qualche trauma importante. A proposito dell’età, c’è questa normativa che non prevede l’obbligatorietà di esami come l’ecocardiogramma per i minori di 35 anni, altrimenti viene ritenuto sufficiente l’elettrocardiogramma sotto sforzo con la cyclette. Non so come sia stato soccorso Robinson: bisognerebbe capirlo, per arrivare a una qualche conclusione».


Il Cortina Champagne de Vilmont, invece, è sotto le cure del dottor
Giuseppe Floridia
. Un ortopedico, che introdurrebbe volentieri l’ecocardiogramma, anche se è un esame che costa una cinquantina di euro a giocatore. La salute non ha prezzo: «Parto dal presupposto che i soccorritori hanno fatto tutto il possibile e ci sarebbe voluto un miracolo, per salvare la vita di Robinson. Credo che non abbiano nulla da rimproverarsi. A Cortina, abbiamo sottoposto i nostri giocatori alle visite di rito al Codivilla, a cura di alcuni specialisti che salgono da Belluno. I nostri ragazzi stanno bene, altrimenti l’altra sera non sarebbero scesi sul ghiaccio, però sono convinto che si debba introdurre qualcosa di più che vada al di là dell’elettrocardiogramma, della spirometria e dell’esame delle urine, al di là dei costi supplementari che ci possono essere. Non dev’esser questa la domanda da fare, se diventa possibile salvare una vita umana. Questo ragazzo aveva appena 26 anni e, che si sappia, non aveva mai dato preoccupazioni sulla sua salute. Secondo tutti, stava bene, eppure è successo l’irreparabile, dopo tre minuti di una partita. Adesso meglio aspettare che i dottori impegnati nel caso facciano il loro lavoro e dicano la causa del decesso di questo ragazzo».
(g.s.)

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