La figlia di una vittima della badante killer: «Ha ucciso mia madre, ora deva pagare»
Rinviata a giudizio la vicentina Paola Pettinà accusata di due omicidi e di averne tentati altri quattro. La figlia di una delle vittime della badante e sorella dell’ex convivente: «Confido nella giustizia»

«Spero che paghi. Non voglio che oltre al danno ci sia la beffa. Quella donna ha ucciso mia madre e deve pagare. La sofferenza è tanta». La voce è calma ma «sono giorni difficili, sono psicologicamente provata» dice Rita Moletta, sorella di Domenico, ex compagno della “badante killer” Paola Pettinà che martedì è stata rinviata a giudizio e verrà processata davanti alla Corte d’Assise di Vicenza.
La donna, 47 anni, originaria di Sandrigo, verrà giudicata per due omicidi e quattro tentati omicidi nei confronti degli anziani di cui si occupava. Pettinà avrebbe agito tramite la somministrazione di dosi elevate di benzodiazepine, potenti ansiolitici, durante le ore di assistenza domiciliare.
È stata rigettata nel corso dell’udienza preliminare la richiesta di accesso al rito abbreviato avanzata dal difensore Roberto Busa che, dopo aver sollecitato la riqualificazione delle due imputazioni di omicidio e delle quattro di tentato omicidio, aveva proposto per la propria assistita il ricorso al procedimento alternativo, finalizzato ad abbreviare i tempi del processo e a ottenere, in caso di condanna, la riduzione di un terzo della pena e nel caso dell’ergastolo una reclusione di 30 anni.
«La giustizia deve fare il suo corso, la speranza è che possa ora ammettere la colpa» afferma Moletta. Lei e il fratello, entrambi difesi dall’avvocato Roberta Resenterra, si sono costituiti parte civile. La prima udienza è fissata per la prima metà di gennaio: «Ora che comincia il processo ci sarà la piena consapevolezza di quello che è successo. È assurdo, è davvero assurdo» continua Rita Moletta.
Il fratello Domenico, che viveva a San Pietro in Gu, aveva una relazione con la badante: «Hanno convissuto per mesi, con loro abitava anche nostra madre Alessandra». All’anziana Paola Pettinà, stando alle contestazioni dell’accusa, avrebbe somministrato alte dosi di ansiolitici e sonniferi provocandone la morte.
Pettinà avrebbe intossicato anche l’ex compagno: «Mio fratello ora ha ritrovato un po’ di serenità ed equilibrio nonostante la situazione – continua Rita –. Ci ha messo un po’ a rendersi conto di quanto stava accadendo. Non riusciva a crederci. Per la prima volta al nostro avvocato ha detto che quella donna “è perfida”. Secondo me ne era completamente soggiogato», sostiene Moletta.
Domenico era andato a vivere con l’ex compagna esattamente a ottobre 2023, ma si frequentavano già da tempo. «In quel periodo mio fratello mi appariva strano, lo vedevo molto meno, interagiva poco con me, non mi rispondeva al telefono. E io avevo capito che stava succedendo qualcosa».
La mamma, la signora Alessandra Balestra, è deceduta il 21 agosto di due anni fa: «Aveva delle patologie, ma il medico legale dell’incidente probatorio è stato chiaro: la somministrazione dei farmaci in dose massiccia ha anticipato la morte. Poteva essere ancora qui con noi» continua Moletta.
Con i due fratelli si sono costituiti parte civile anche un’anziana che ha ricevuto cure dalla Pettinà tutelata dall’avvocato Antonella Carrarini e i figli delle altre vittime difese dagli avvocati Filippo Raccanelli e Sara Gastaldello.
Paola Pettinà, davanti al giudice, dovrà rispondere anche di rapina e autoriciclaggio per aver rubato gioielli a una «paziente» e averli poi venduti in un negozio compro oro. C’è poi un altro capo d’imputazione: lo spaccio di psicofarmaci, nel dettaglio per aver smerciato scatole di Tavor, Xanax, Trittico, Lorazepam.
Secondo gli inquirenti la Pettinà, che ne faceva uso, era in possesso di una quantità troppo elevata di questi medicinali. Secondo la legge gli psicofarmaci possono essere acquistati solo con ricetta bianca e per un massimo di 3 scatole ogni 30 giorni.
È stata la disponibilità eccessiva che ha spinto la Procura a indagare sulle farmacie frequentate dalla vicentina. Con lo Xanax e il Tavor avrebbe ucciso due donne e provato con altre quattro persone nel suo «disegno criminoso».
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