Parto lampo in ambulanza davanti casa: Diana nasce con la camicia
È accaduto la notte del 27 settembre a San Martino di Lupari. La piccola è nata con la camicia, un evento rarissimo. Mamma Isabella è infermiera all’ospedale di Cittadella: «A volte l’emergenza porta con sé il dono più prezioso»

«Ho sentito un dolore lancinante e ho capito che non c’era più tempo». Sono le 2 di notte del 27 settembre quando Isabella Zarantonello, 34 anni, infermiera all’ospedale di Cittadella, viene svegliata da contrazioni improvvise e ravvicinate. Il marito Stefano Martini, compresa la gravità della situazione, chiama immediatamente il 118. La corsa contro il tempo è già iniziata. L’ambulanza arriva in pochi minuti in via Sant’Andrea, ma la natura ha i suoi ritmi, inarrestabili.
«Quando ho visto i sanitari entrare in casa, ho provato un sollievo immenso, ma sapevo che mia figlia stava già arrivando», racconta Isabella. La dottoressa Eugenia e il suo assistente trasformano rapidamente l’ambulanza in una sala parto d’emergenza.
Non fanno in tempo nemmeno a chiudere le porte del mezzo che alle 2.50 la piccola Diana fa il suo ingresso nel mondo, in un modo che ha dell’incredibile: ancora completamente avvolta nel sacco amniotico.
«È stato tutto così veloce, così intenso. Quando me l’hanno messa sul petto era ancora nella sua “camicia” naturale. Un evento rarissimo che dicono porti fortuna», confida la madre. La neonata, 3 chili e 340 grammi per 52 centimetri, è perfettamente sana. Solo dopo il parto l’ambulanza riparte verso l’ospedale di Cittadella, dove avviene l’espulsione della placenta in sicurezza.
«Mi sono ritrovata a vivere da entrambe le parti della barricata: da infermiera so cosa significa assistere un’emergenza, ma viverla da paziente è tutta un’altra storia», riflette Isabella. «I colleghi sono stati straordinari, mi hanno fatto sentire protetta in un momento così vulnerabile».
L’evento ha sorpreso anche il Comune di San Martino di Lupari. «All’anagrafe ci hanno detto che non registravano una nascita sul territorio comunale da decenni», sorride la mamma. «E pensare che ci siamo trasferiti qui solo poche settimane fa». Oggi la famiglia al completo, con Raffaele – il primogenito di 4 anni che osserva curioso la sorellina – si gode la normalità dopo l’avventura.
Il marito di Isabella ricorda quei momenti con emozione: «Quando ho visto mia moglie in quelle condizioni, il cuore mi batteva all’impazzata. Ho cercato di mantenere la calma per lei e per nostro figlio che dormiva nel lettone. Quei minuti di attesa dell’ambulanza sono sembrati eterni».
La coppia aveva preparato con cura la valigia per l’ospedale, ma non immaginava che il lieto evento sarebbe avvenuto proprio davanti al cancello di casa, sotto il cielo stellato di una notte di fine settembre.
La nascita “con la camicia”, ovvero con il sacco amniotico ancora intatto, rappresenta un evento davvero eccezionale nella medicina ostetrica. Le statistiche parlano di circa un caso ogni 80 mila nascite, il che rende l’arrivo della piccola Diana ancora più speciale.
Nella tradizione popolare, questo raro fenomeno è sempre stato considerato un segno di buon auspicio, tanto che in molte culture si ritiene che i bambini nati così siano destinati a una vita particolarmente fortunata.
La gravidanza era stata seguita integralmente dall’ospedale della città murata, dove Isabella lavora in Diabetologia. Una circostanza che ha reso ancora più particolare l’esperienza, trasformandola da operatrice sanitaria a paziente nel giro di pochi minuti. Il personale ha accolto madre e figlia con grande professionalità, prendendosi cura di entrambe dopo il rocambolesco parto in ambulanza.
Per i soccorritori rimane la soddisfazione di un intervento perfetto in circostanze eccezionali. E per Diana, nata “con la camicia” come recita l’antico detto, l’augurio di una vita fortunata, iniziata con la stessa fretta con cui ha voluto venire al mondo.
«Dietro ogni chiamata al 118 ci sono storie come la nostra», conclude Isabella. «A volte l’emergenza porta con sé il dono più prezioso».
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