Pfas, Zaia nel mirino dei Verdi: «Ha finanziato tutto tranne che la salute. Ora a farne le spese sono le persone»
Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi, denuncia l'inerzia nel finanziare uno studio epidemiologico sull’impatto dei PFAS nelle aree contaminate. Chiede monitoraggi seri, assistenza sanitaria mirata e una strategia di prevenzione per tutte le persone esposte

«La storia di Emanuela Franceschetti, 4 aborti e 2 tumori in pochi anni, mi infiamma. La sua vicenda è simile a quella di tantissime persone che hanno vissuto e/o vivono in luoghi contaminati da Pfas.
Nel 2023 alla mia interrogazione su perché non fosse mai stato fatto il tanto promesso studio epidemiologico per capire l'impatto dei Pfas nella zona inquinata, da quella definita rossa alla gialla, mi era stato risposto che si trattava di questioni economico – finanziarie.
Però per le Olimpiadi e per far strade i soldi si son trovati.
È ovvio che se queste sono le priorità di Zaia, grandi infrastrutture, strade, interventi dannosi per il suolo, i soldi poi per la salute non si mettono. A farne le spese sulla propria pelle, sempre le persone».
È il commento di Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi eletta nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra, impegnata da più di 10 anni nella lotta ai Pfas.
«La Regione ha risposto all'avvelenamento da Pfas con un piano di sorveglianza zoppo per la zona rossa (acquedotto inquinato) e assente per le zone gialle e arancio con falda e corsi d'acqua avvelenati a causa di Miteni. Insomma si è misurato quanti Pfas una parte di popolazione ha, senza però dare indicazioni né continuità ad assistenza sanitaria per prevenzione e cura di tumori, ad esempio ai testicoli, di colesterolemia, problemi riproduttivi.
Lo diciamo da anni: bisogna prendere in carico seriamente i veneti esposti a possibili contaminazioni Pfas, da Miteni a inceneritori, grandi opere, aeroporti, basi militari», osserva.
E continua: «La contaminazione non è solo legata all'avvelenamento delle acque, ma anche ad aria, suolo, cibo. E serve una strategia per difendere economie e salute di chi con i Pfas è stato o è connesso, come chi lavora in zone contaminate o chi ci ha abitato in passato.
Emanuela Franceschetti non è la sola che sarebbe stata inclusa negli screening, non è la sola che avrebbe potuto curarsi prima e meglio, tutelando se stessa e la propria famiglia. Quante ancora di queste storie volete che siano ignorate perché accettiamo ancora politici che per la nostra salute non vogliono trovare i soldi?», conclude.
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