Stefani, presidente del Veneto: «Assessori FdI? Sono di parola»

Il neo presidente leghista analizza il risultato con i Fratelli molto al di sotto delle previsioni: «Al di là del numero (cinque a testa ai due a partiti maggiori) contano le persone»

 

Laura Berlinghieri
Alberto Stefani eletto presidente della Regione Veneto con la sua squadra sul palco del teatro di Borgoricco
Alberto Stefani eletto presidente della Regione Veneto con la sua squadra sul palco del teatro di Borgoricco

Alberto Stefani, nuovo presidente della Regione dopo quindici anni di Zaia. A capo di una Lega che ha doppiato i risultati di Fratelli d’Italia. Questo cambia le carte in tavola, rispetto alla suddivisione degli assessorati, decisa in fase di trattative?

«I romani dicevano pacta sunt servanda, i patti si rispettano. E io sono un uomo di parola».

Il pomeriggio di lunedì 24 novembre è stato di attese in una stanza riservata dell’hotel Crowne Plaza di Padova. Che le cose si stessero mettendo bene lo hanno suggerito gli arrivi. Non soltanto i colonnelli – Massimo Bitonci e Andrea Ostellari su tutti – a fare quadrato attorno all’ancora candidato. Presto, la sfilata di tutti gli altri. Intanto, gli occhi incollati alla tv, con la proiezione di risultati sempre più incoraggianti. Fino all’ufficialità dei dati, o quasi.

Dunque, cinque assessori su dieci a FdI. Ma conterà pur il volere degli elettori, espresso alle urne...

«Certo. Ma, al di là del numero, conta trovare persone di qualità. E io inciderò su questo. Nella contrattazione, ho chiesto che la scelta degli assessori spettasse al presidente e oggi lo posso ribadire. Sarà una giunta di livello».

I tempi?

«Inizierò a lavorarvi già da domani mattina (oggi, ndr): questo è il mio impegno».

Chi è la prima persona che ha sentito, alla chiusura delle urne?

«Luca Zaia».

Cosa vi siete detti?

«È stata una telefonata cordiale, di confronto».

La sua sarà un’amministrazione in continuità con quella di Zaia?

«Zaia è stato un grande presidente. Un governatore in mezzo alla gente, che ha saputo coinvolgere le amministrazioni. Voglio fare lo stesso. Cercherò di farlo a partire da un programma coraggioso, muovendo dagli ottimi risultati della sua amministrazione, ma guardando ai bisogni dei veneti dei prossimi decenni».

E degli altri leader nazionali, oltre a Salvini, cosa dice?

«Li ringrazio tutti: Meloni, Tajani, De Poli, Lupi. Avremo modo di parlarci, anche perché è fondamentale tenere un legame forte con il governo».

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Spera che Zaia resti in Consiglio regionale, nei prossimi cinque anni?

«Mi auguro che Zaia resti in Consiglio regionale, ma soprattutto nella nostra squadra, nei prossimi trent’anni. Perché gli ultimi quindici anni di storia del Veneto hanno la sua firma».

L’affluenza non era mai stata così bassa.

«Ho affrontato quaranta giorni di campagna elettorale e mi sono speso in tutti i modi possibili. La nostra società sta cambiando, è sempre più internazionale, e il numero dei residenti all’estero incide. Certo, il dato dell’affluenza non ci soddisfa. Cercherò di lavorare anche per riavvicinare gli elettori, soprattutto i giovani, alla politica».

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Che presidente sarà?

«Il sindaco dei veneti. Capace di ascoltarli, di affrontare problemi e necessità in maniera pragmatica e diretta. Così come ho fatto nel corso di questa campagna elettorale. Voglio essere il presidente di tutti i cittadini del Veneto».

Campagna elettorale condotta all’insegna della pacatezza: è la sua cifra?

«È lo stile che voglio accompagni i prossimi cinque anni di mandato. Nessuna polemica, nessun attacco».

La prima cosa che farà da governatore?

«Istituirò un assessorato al Sociale. E creerò un tavolo di contrasto alla burocrazia, nei limiti delle competenze regionali, con il contributo delle associazioni di categoria, delle imprese e degli operatori economici».

Le infrastrutture?

«Una holding autostradale unica: un progetto importante, a partire da un grande lavoro svolto dalla Regione. Anche per questo è fondamentale avere un legame forte con il governo».

Si è tornati a parlare del modello Cdu-Csu bavarese. Mutuabile anche per la Lega?

«Ma noi, come Liga Veneta, già godiamo, sia nel nome che nello statuto, di un’autonomia importante, che possiamo accentuare. Qui in Veneto abbiamo dimostrato la nostra capacità di fare squadra. Di essere autonomi, rimanendo al contempo al servizio del partito. Partito del quale non sarò più il segretario regionale».

E vice federale?

«Questa è una scelta di Matteo Salvini (che, accanto a Stefani, ribadirà la conferma del ruolo, ndr)».

Le Regionali dicono: tre a tre, tra centrodestra e centrosinistra.

«Viste le previsioni, mi sembra sia andata bene...».

A chi dedica questa vittoria?

«A mia nonna, che questa notte ha avuto delle gravi difficoltà. E a tutti i nonni che hanno lasciato un segno importante nella vita dei propri nipoti. Quando si assume una responsabilità amministrativa, la vita privata viene sempre dopo la vita pubblica, e così deve essere. Ma questa vittoria la voglio dedicare a lei».

C’è chi le ha “contestato” di parlare da uomo di centrosinistra.

«Con questa campagna elettorale, e con questa vittoria, abbiamo dimostrato che non ci sono temi di proprietà di una coalizione. La sanità, il sociale, l’ambiente, il lavoro non sono temi appannaggio di una parte politica».

Torniamo alla Giunta. Ha detto che pacta sunt servanda, ma anche che il volere degli elettori va rispettato. Possiamo immaginarci, ad esempio, una prevalenza civica, tra gli assessori di FdI?

E il presidente se ne va, senza rispondere. —

 

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