Da Metsola a Meloni, il ricordo della tragedia del Vajont 62 anni dopo
La presidente del Parlamento Europeo ha ricordato la tragedia per la prima volta in Parlamento Europeo. Nel 1963 la frana del Monte Toc travolse Longarone, Erto e Casso causando quasi duemila morti

Il 9 ottobre del 1963 si consumò la catastrofe del Vajont. Erano le 22.39 quando un’enorme frana staccatasi dal Monte Toc cadde nel bacino artificiale della diga del Vajont causando più di 1900 morti. L’onda d’acqua generatasi travolse in particolare i paesi di Longarone, Casso ed Erto.
Il ricordo della presidente del Parlamento Europeo Metsola
A 62 anni dall’accaduto diverse personalità hanno voluto ricordare l’avvenimento. Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo è intervenuta in merito, esprimendo la propria vicinanza: «Oggi rendiamo omaggio con gratitudine e orgoglio ai cittadini, che nonostante il dolore si rialzarono onorando la memoria dei loro defunti, ricostruendo le case distrutte. È nella solidarietà che l’Europa mostra la propria forza. Il Parlamento Europeo si unisce all’Italia nel ricordo di questa tragedia.
«Dobbiamo continuare a trarre insegnamento da questo dramma – ha aggiunto –, inserendo la sicurezza pubblica, la tutela del territorio e la competenza scientifica in ogni decisione perché non possiamo permettere che una catastrofe simile colpisca di nuovo il nostro continente».
Un intervento apprezzato da Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti: «Penso sia importante che la tragedia del Vajont venga ricordata per la prima volta nel corso di una seduta plenaria del Parlamento Europeo dalla presidente Roberta Metsola: è un passaggio istituzionale imprescindibile che deve portare a una serie di azioni mirate nei confronti della montagna».
Lo stesso Berton ha poi aggiunto: «La tragedia del Vajont si deve commemorare con i fatti, mettendo al centro la montagna, la sua gente e le sue imprese, garantendo loro una crescita sostenibile».
Meloni su X: «Il Vajont ci ricorda la l’importanza della responsabilità»
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha commentato così sul social X: «Nel giorno dell’anniversario della tragedia del Vajont - avvenuta il 9 ottobre di 62 anni fa - ricordiamo le quasi duemila vite spezzate da un disastro che si poteva evitare e che non doveva accadere. La loro memoria, il ricordo di questa drammatica ferita della nostra storia, ci ricorda quanto sia importante la responsabilità, la cura del territorio e il rispetto per la vita umana. Non dimentichiamo».
Nel giorno dell’anniversario della tragedia del Vajont - avvenuta il 9 ottobre di 62 anni fa - ricordiamo le quasi duemila vite spezzate da un disastro che si poteva evitare e che non doveva accadere.
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) October 9, 2025
La loro memoria, il ricordo di questa drammatica ferita della nostra storia,…
De Carlo in Senato: «La tragedia fu causata dall’uomo»
Anche in aula del Senato italiano è stata ricordata la tragedia. «Il 9 ottobre non è una giornata normale per la Provincia di Belluno, non lo è per tutti gli italiani, ma a maggior ragione per chi, come me, chiama casa posti come Longarone, Erto e Casso». commenta il senatore di Fratelli d'Italia Luca De Carlo.
«Quella tragedia – prosegue – è causata dall'uomo che rompe il rapporto tra montagna e popolazioni locali, le quali avevano avvertito di ciò che sarebbe successo, grazie alla sensibilità di chi vive quelle aree e conosce quel territorio».
«Morirono – osserva ancora – quasi 2mila persone, 487 delle quali bambini, ma solo pochi giorni dopo gli Alpini aprirono una scuola sotto una tenda per i pochi sopravvissuti. Fu un segnale chiaro di ripartenza. Oggi sono tante le manifestazioni organizzate in provincia di Belluno, ma credo che un rappresentante di quel territorio abbia il dovere, seppur desideroso di presenziare, di stare in Senato perché è da qui che possiamo lavorare affinché ciò che è accaduto non accada più» afferma De Carlo.
Manildo: «Il Vajont un monito per il futuro»
«Il Vajont non è solo una tragedia del passato. È un monito per il presente e per il futuro del Veneto: ci ricorda quanto sia pericoloso quando lo sviluppo ignora il limite, quando l'ambiente e la sicurezza vengono sacrificati alla fretta e al profitto» ha affermato invece Giovanni Manildo, candidato del centrosinistra alla presidenza del Veneto.
«Oggi rendiamo omaggio alle vittime e alle comunità che hanno saputo rinascere - continua Manildo - ma anche alla loro lezione: la cura del territorio, la prevenzione, il rispetto delle regole devono essere la base di ogni scelta politica e amministrativa – continua Manildo – «il cambiamento climatico, l'instabilità idrogeologica, la fragilità delle nostre montagne e pianure chiedono responsabilità e visione. Serve un grande piano regionale per la sicurezza del territorio, per la manutenzione delle opere idrauliche, per la rinaturalizzazione dei fiumi».
La viceministra Gava e la sottosegretaria Savino sul Vajont
Anche la viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Vannia Gava, come Manildo, ha parlato di «monito» per quanto riguarda la tragedia del 1963: «Il rispetto della natura e la prevenzione del rischio devono guidare ogni scelta. Da friulana sento profondamente questa ferita che appartiene all'Italia intera. Solo investendo nella sicurezza e nella responsabilità possiamo evitare che simili tragedie si ripetano.
«Rinnoviamo oggi il nostro impegno per la protezione del territorio, il contrasto al dissesto idrogeologico e la memoria delle comunità colpite». Gava ha poi ricordato le vittime, richiamando il «valore della memoria come impegno verso la tutela del territorio».
La sottosegretaria all'Economia e segretaria regionale di Forza Italia in Friuli Venezia Giulia Sandra Savino si è soffermata sul valore del ricordo: «La memoria delle vittime del Vajont deve tradursi in responsabilità quotidiana, nelle scelte pubbliche e nella cultura del rispetto verso la natura e le persone. Ricordare non è un atto rituale – spiega – ma un impegno civile: significa costruire un futuro in cui nessun errore umano possa più trasformarsi in catastrofe».
Martella (Dem): «Una ferita morale. Alcuni tecnici avevano segnalato»
«Il Vajont non è solo una ferita geografica, ma una ferita morale. È la dimostrazione di cosa accade quando si sacrifica la conoscenza alla logica del profitto, quando si ignora la voce della scienza e dei territori». Lo ha detto il senatore del Partito Democratico, Andrea Martella.
«Quasi duemila vite spezzate in un solo istante - ha ricordato Martella - non per fatalità, ma per responsabilità precise. La montagna da tempo mostrava segni di cedimento, i cittadini lo sapevano, alcuni tecnici lo avevano segnalato. Ma il potere economico scelse di tacere, e le istituzioni non ascoltarono. Onorare la memoria delle vittime - ha aggiunto - significa trasformare quel monito in impegno quotidiano: investire nella prevenzione, mettere la sicurezza del territorio al centro dell'agenda politica, ascoltare la scienza prima delle emergenze».
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