«Tragedia del Vajont: anche Longarone insieme alle sue frazioni, ad Erto e Casso, era morta quel 9 ottobre 1963»

Le parole del sindaco Roberto Padrin alla cerimonia per i 62 anni dal disastro

La cerimonia a Fortogna
La cerimonia a Fortogna

 

Si è tenuta oggi, giovedì 9 ottobre, la cerimonia per il 62esimo anno dal disastro del Vajont al cimitero monumentale di Fortogna, il cimitero delle vittime del Vajont e monumento nazionale dal 2003. Alcuni passaggi del discorso di Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno e sindaco di Longarone, che ha salutato sopravvissuti, superstiti e familiari delle comunità ferite, Longarone, Erto e Casso, Vajont e Ponte nelle Alpi. «Quest’anno è il mio 17° intervento alle commemorazioni del Vajont. Mi perdonerete, ma vorrei iniziare con un racconto mitologico. Euridice era una bellissima ragazza. Era nel fiore degli anni e passeggiava spensierata nel prato, quando un serpente la morse alla caviglia e la fece morire. Il suo sposo, Orfeo, era un poeta eccezionale. Talmente bravo da muovere perfino gli alberi e le rocce, con la potenza dei suoi versi. Era disperato alla notizia della morte della sua amata. Annichilito dal dolore. Non si perse d’animo e grazie alla sua poesia riuscì a convincere il dio degli inferi che gli concesse di andare a riprendersi Euridice. Doveva solo scendere nell’aldilà, trovarla tra le tante anime dei defunti e riportarla a casa. Ad una condizione, una sola: nel tragitto di ritorno dagli inferi, dalla morte alla vita, non doveva voltarsi indietro a guardare la sua sposa. È il celebre mito di Orfeo ed Euridice. E tutti sappiamo com’è andato a finire. Orfeo si volta, troppo preso dalla curiosità di vedere se l’ombra che lo segue è davvero quella di Euridice. E così facendo, perde tutto: vede sfuggire per sempre la sua amata, relegata negli inferi. Morta. Per sempre». Padrin sottolinea: «Anche Longarone, insieme alle sue frazioni, ad Erto e Casso, era morta quel 9 ottobre 1963. Distrutta da un’onda fredda di acqua e fango che ha provocato 1.910 vittime. Spazzata via dalla faccia della terra nel giro di pochi minuti. Relegata negli inferi. Ma oggi è di nuovo qui. Il paese è stato ricostruito e la comunità è tornata a vivere. Per la determinazione dei superstiti e dei sopravvissuti, che non volevano andarsene ed erano decisi a ricostruire qui la loro vita. E anche grazie alla solidarietà, alla tenacia, alla forza di tanti soccorritori e tante e soccorritrici. Grazie alla forza della solidarietà che ha risollevato dal fango chi aveva perso tutto. Grazie a persone che si sono fatte in quattro per portare sollievo prima e rinascita poi. Grazie a nuovi Orfeo che non si sono mai voltati indietro, non si sono lasciati distrarre da ciò che avevano intorno in quei giorni terribili, ma hanno guardato dritto verso l’obiettivo e - un passetto alla volta - hanno riportato Longarone fuori dagli inferi».

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