A un anno dalla morte, Meloni ricorda Sammy Basso: «Esempio luminoso di coraggio e fede»

A un anno dalla scomparsa del giovane ricercatore vicentino affetto da progeria, la premier Giorgia Meloni lo ricorda come “un esempio luminoso di coraggio e impegno”. La storia di Sammy, tra vita, scienza e testimonianza, continua a ispirare il Paese

Sammy Basso
Sammy Basso

«A un anno dalla scomparsa di Sammy Basso, ricordiamo il suo straordinario coraggio, la sua fede, la sua forza e l'impegno instancabile nella ricerca e nella sensibilizzazione sulla progeria. La sua vita è stata un esempio luminoso per tutti noi, che non lo dimenticheremo».

Lo scrive sui social la premier Giorgia Meloni, nel giorno dell’anniversario della morte di Sammy Basso, il giovane scienziato e attivista vicentino diventato simbolo mondiale della lotta alla progeria.

Un’eredità che non si spegne

A un anno dalla sua scomparsa, il nome di Sammy Basso continua a risuonare come simbolo di coraggio, speranza e impegno civile. Il giovane biologo vicentino, affetto da progeria, ha trasformato una condizione rarissima in una missione di vita: far conoscere al mondo la malattia, promuovere la ricerca e dimostrare che la fragilità non è sinonimo di resa.

Sammy è morto il 5 ottobre 2024, all’età di 28 anni, dopo aver vissuto molto più a lungo di quanto la medicina ritenesse possibile per chi è affetto dalla sindrome di Hutchinson-Gilford. È stato la persona con progeria più longeva mai documentata.

La vita e la battaglia di Sammy

Nato a Schio nel 1995 e cresciuto a Tezze sul Brenta, Sammy aveva solo due anni quando ha ricevuto la diagnosi di progeria, una patologia genetica che provoca un invecchiamento accelerato dell’organismo. Una condizione che avrebbe potuto chiuderlo al mondo, ma che per lui è diventata invece il motore di una straordinaria apertura verso gli altri.

Determinato e curioso, ha completato gli studi con il massimo dei voti, laureandosi in Scienze Naturali e poi in Biologia Molecolare con una tesi dedicata proprio alla malattia che lo affliggeva. «Volevo capire cosa accade nel mio corpo – spiegava – e magari dare un piccolo contributo alla ricerca».

L’impegno pubblico e scientifico

Sammy non è mai stato solo un paziente, ma un ricercatore e un testimone. Nel 2005 la sua famiglia ha fondato, insieme a lui, l’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso (A.I.Pro.Sa.B.), che da allora sostiene progetti di ricerca e informazione sulla sindrome.

Ha partecipato personalmente a studi clinici internazionali ed è stato tra i primi a sperimentare lonafarnib, il farmaco che ha segnato una svolta nel trattamento della progeria.

Nel 2019 il Presidente Sergio Mattarella lo ha nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, riconoscendone il contributo scientifico e umano.

Un messaggio di vita

Sammy era anche un comunicatore nato: con il suo sorriso, la sua ironia e la sua fede profonda, conquistava tutti. Celebre il suo viaggio lungo la Route 66 negli Stati Uniti, raccontato nel libro Il viaggio di Sammy e in una docuserie di successo.

Nel 2015 è stato ospite al Festival di Sanremo, dove ha commosso il pubblico con parole che restano attualissime:

 

 

La progeria colpisce solo il mio corpo. Il mio spirito, invece, è libero

 

 

 

L’eredità di un giovane scienziato

Dopo la sua morte, istituzioni, ricercatori e semplici cittadini hanno ricordato Sammy come “una luce che ha illuminato la scienza e l’anima”. Il Progeria Research Foundation, con cui collaborava, ha diffuso un lungo messaggio di cordoglio, sottolineando come i suoi dati clinici e la sua partecipazione ai trial abbiano aperto nuove strade per la comprensione della malattia.

Ma l’eredità di Sammy va oltre la ricerca: è una lezione di umanità. In un mondo che tende a misurare il valore delle persone in base alla forza o alla normalità, lui ha dimostrato che la fragilità può essere una forma di forza, che la scienza può essere speranza, e che ogni vita, anche segnata, può essere straordinaria.

Un esempio che resta

Oggi, a un anno dalla sua scomparsa, la sua storia continua a ispirare scuole, centri di ricerca e famiglie di bambini affetti da malattie rare. Le sue parole, custodite in interviste e lettere, restano una bussola:

 

 

Non voglio essere ricordato per la mia malattia, ma per ciò che ho cercato di dare agli altri

 

 

Sammy Basso ci ha lasciato un’eredità fatta di scienza, fede e sorriso. E il suo esempio, come scrive la premier Meloni, resta “luminoso per tutti noi”.

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