Processo Tominaga, il pm chiede 34 anni complessivi di condanna per i tre imputati

Nel corso dell’udienza sono stati mostrati i video dell’aggressione a Tominaga avvenuta nel Buonissimo Kebab di via Pelliccerie, e della rissa precedente con i ragazzi ucraini in via Sarpi

Alessandro Cesare

Bisognerà attendere fino al 10 giugno per conoscere la sentenza del processo per l’omicidio di Shimpei Tominaga, l’imprenditore giapponese di 56 anni raggiunto da un pugno al volto nel giugno 2024 in un locale del centro e morto qualche giorno dopo in ospedale. L’udienza di ieri davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Udine, Roberta Paviotti, è durata sei ore ed è servita per la requisitoria del pubblico ministero, Laura Collini, e per le arringhe degli avvocati delle parti civili e dei tre imputati. Il gup, poco prima delle 17, ha deciso per il rinvio.

Le richieste del pm

Per la morte di Tominaga sono finiti a processo con l’accusa di omicidio preterintenzionale in concorso, Samuele Battistella, 20enne di Mareno di Piave, colui che materialmente ha sferrato il pugno al giapponese, assistito da Stefano Arrigo, Daniele Wedam, 20enne di Conegliano (presente in aula) difeso da Tino Maccarrone, e Abd Allah Djouamaa, 22enne di Conegliano (video collegatosi dal carcere) seguito dal legale Guido Galletti.

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Il giudice ha accolto la costituzione di parte civile della famiglia Tominaga e dell’amico aggredito, Giuseppe Venturini, comparso in tribunale, rappresentati dall’avvocato Alberto Tedeschi, e di uno dei due ucraini coinvolti nella rissa che ha preceduto l’aggressione all’imprenditore giapponese, Oleksander Vitaliyovych Petrov, assistito da Anna Caserta (ieri sostituita da Ester Soramel).

Il pubblico ministero, al termine del rito abbreviato, ha chiesto per Battistella 12 anni e 4 mesi, per Djouamaa 12 anni e per Wedam 10 anni di reclusione, contestando le aggravanti del concorso, dei futili motivi e della recidiva infraquinquennale (per il solo Djouamaa). I tre sono accusati anche di lesioni aggravate e Wedam anche di minacce.

Il nodo del concorso

Nel corso dell’udienza sono stati mostrati i video di quel 22 giugno, dell’aggressione a Tominaga nel Buonissimo Kebab di via Pelliccerie e della rissa di pochi minuti prima con due giovani ucraini in via Sarpi. Immagini che per l’avvocato di parte civile Tedeschi hanno contribuito a chiarire la dinamica del fatto: «Le richieste del pm sono state severe ma proporzionate alla gravità del fatto. Molto importanti si sono rivelati i filmati per la ricostruzione del fatto. A nostro avviso dimostrano la sussistenza del concorso per gli imputati».

Il legale ha parlato anche delle emozioni vissute da Venturini: «Non è stato facile per lui essere presente, ha dovuto ripercorrere un momento delicato che gli ha portato via un caro amico», ha chiuso il legale. Sulla questione del concorso nell’omicidio, diversa la posizione degli avvocati della difesa, convinti che debba prevalere la posizione espressa dal tribunale del riesame e dalla Cassazione: Wedam e Djouamaa non vanno imputati per concorso morale per la morte di Tominaga.

I commenti delle difese

«Il mio cliente è reoconfesso, quindi non ho avuto la possibilità di sostenere l’assoluzione. Ho discusso però sull’insussistenza delle aggravanti contestate – ha chiarito l’avvocato Arrigo – è cioè i futili motivi e il concorso di persone. Poi ho chiesto le attenuanti generiche».

Galletti ha aggiunto: «La richiesta del pm è severa, attendiamo la decisione del giudice che ci verrà comunicata il 10 giugno. Confido di essere riuscito a provare che per Djouamaa e Wedam l’impostazione della Procura non sia convincente rispetto a ciò che i giudici del riesame e della Cassazione hanno indicato. Auspico che il giudice faccia una valutazione serena rispetto all’ipotesi concorsuale morale di omicidio preterintenzionale».

Al termine dell’udienza è voluto intervenire anche Maccarone: «Il pm ha basato le sue richieste sul riconoscimento del concorso. Siamo all’inizio della vicenda processuale e questo elemento secondo noi non va contestato. Il grosso della pena è determinato proprio da questa contestazione. Abbiamo discusso e rivisto i filmati, evidenziando al tribunale le incongruenze su cui si basa la ricostruzione degli eventi fatta dalla Procura. Attendiamo il 10 giugno – ha chiuso il legale di Wedam – per sapere cosa deciderà il giudice». 

 

 

 

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